«Chi parla ferma la vendetta, chi tace la alimenta»
La scelta della legalità è una questione di cultura pertanto da affrontare attraverso la conoscenza e il buon esempio, questo il fil rouge del convegno “Legalità, la possibilità di scegliere” che si è svolto stamane a Nuoro nell’Auditorium dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Francesco Ciusa”.
La legalità un tema di grande attualità che è coinciso con il triste episodio di bullismo verificatosi in questi giorni a Nuoro, che ha visto protagonista un 17 enne oggetto di insulti e botte da parte dei suoi coetanei sull’autobus.
L’evento è stato organizzato dalla Polizia di Stato, Questura di Nuoro, con la collaborazione della Confindustria della Sardegna centrale, della Confcommercio provinciale e della Camera di Commercio di Nuoro.
La conduzione è stata affidata al giornalista Giovanni Floris che ha presentato ed introdotto il ricco panel di esperti: Don Luigi Ciotti, Presidente di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, Gherardo Colombo, ex magistrato divenuto famoso per la sua partecipazione a grandi inchieste tra cui “Mani Pulite”, Santi Giuffrè, Prefetto, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed usura, Antonello Soro, Presidente Autorità Garante Protezione dati personali e Giacomo Mameli, giornalista.
Dopo un breve filmato introduttivo si sono susseguiti gli interventi dei relatori che hanno fatto riferimento anche agli ultimi fatti di cronaca del nuorese tra cui l’assassinio del giovane orunese Gianluca Monni. Numerosi gli appelli alla collaborazione in nome di una battaglia culturale per la legalità. «Chi parla ferma la vendetta, chi tace la alimenta» queste le parole del giornalista Mameli che ha ricordato le sue ripetute denunce contro quelle cosiddette “piccole bravate” perché «poi diventano le tragedie che portano il lutto nelle nostre famiglie».
Un accorato appello è rivolto da Don Ciotti a tutta la platea, costituita per la maggior parte da studenti delle scuole superiori di Nuoro: «Noi dobbiamo essere il cambiamento… la prima riforma da fare in Italia è il risveglio delle coscienze». Punta sulla formazione il fondatore di Libera: «Occorre investire sull’istruzione perché la conoscenza è responsabilità». Esorta quindi tutti a darsi da fare affinché l’abitudine a delegare, che il sacerdote definisce una vera e propria “malattia mentale”, non si propaghi generando indifferenza, egocentrismo ed egoismo nascondendosi dietro quella che lui chiama la “moda dell’indignazione” fine a sé stessa.
Secondo Colombo il dilemma principale è proprio un problema di cultura dovuto alla coesistenza di più «ordini di regole che confliggono tra loro». A certi codici che sono ancora presenti nella società odierna è necessario ribellarsi perché in questi casi «l’obbedienza è esattamente l’opposto della libertà».
Un’attenta riflessione sull’«autorità oggi sostituita dall’autorevolezza» la offre il prefetto Giuffrè che richiama l’attenzione sulle figure di riferimento che devono perciò «investire in cultura e testimoniare i valori».
Antonello Soro mette in guardia sulla falsa credenza che esista l’anonimato sulla rete: anche su internet, infatti, «occorre comportarsi nello stesso modo in cui ci si comporterebbe di persona».
Conclude l’incontro Paolo Fassari, Questore di Nuoro: «la legalità è un presupposto che si ripercuote sul futuro di un territorio – e in quest’ottica aggiunge – lo sviluppo passa dal rispetto delle regole».
Michela Sardo
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