La coesione, il mettersi tutti in discussione e l’impegno in prima persona, questi i temi di fondo emersi nel corso del lungo e articolato intervento del Segretario generale della FIOM Maurizio Landini, tenutosi ieri mattina al Teatro Eliseo di Nuoro in occasione dell’Assemblea generale dei metalmeccanici con un cospicuo seguito di precari e cassintegrati.
Maddalena Casula (Segretaria FIOM CGIL Provinciale Nuoro) e Salvatore Pinna (Segretario Generale della CGIL di Nuoro) hanno aperto la lunga serie di interventi che hanno preceduto quello di Landini incentrando il discorso sullo stato di profonda crisi occupazionale in cui versa il Nuorese.
Hanno fatto seguito le testimonianze di lavoratori di varie aziende in crisi, tra i quali prima Andrea Murru della Saipem Ogliastra e poi Olì Pala, la quale dopo un excursus sulla storia dell’azienda per la quale lavorava, la nuorese Idea Motore (80 dipendenti in gran parte donne), da lei definita «fiore all’occhiello della zona industriale di Prato Sardo» oggi, a 53 anni si trova tra i cosiddetti “esodati”, cioè quei lavoratori che hanno perso il lavoro in una fascia di età in cui è difficile essere inseriti in un nuovo contesto lavorativo e allo stesso tempo si è ancora troppo giovani per aver diritto alla pensione: «Alla nostra età vogliamo una garanzia per il nostro futuro. Il lavoro dovrebbe essere la priorità per tutti ma spesso, come nel nostro caso, pur essendoci i presupposti per poter lavorare, questo ci viene negato».
Subito dopo è stato il turno di un lavoratore della Ex ILA: «sono metalmeccanico dal 1979 e ormai da troppi anni, dopo la crisi della mia azienda, vivo grazie agli ammortizzatori sociali – racconta con la voce rotta più volte dalla commozione. Abbiamo fatto quanto possibile per manifestare il nostro disagio, come fermare i treni a Villamassargia ma non siamo stati ascoltati, anzi siamo stati denunciati. Ora, da due mesi, abbiamo accampato la nostra protesta per il diritto al lavoro sotto gli uffici della Regione a Cagliari. La situazione occupazionale nella mia provincia, il Sulcis, é drammatica. Voglio ricordare i lavoratori dell’Alcoa che da un anno protestano davanti ai cancelli dell’azienda: caro Presidente Pigliaru – incalza – quando dimostrerai interesse per i nostri problemi? Basta con le favole. Sappi che noi non molliamo e attendiamo i soldi degli ammortizzatori sociali che non si sa se e quando arriveranno. I governi si alternano ma non si avvertono cambiamenti. Io non capisco più neanche cosa stia facendo il mio sindacato, la FIOM.
Nutriti anche gli interventi dei coordinatori sindacali regionali. Gianluigi Marchionni, coordinatore FIOM per il Medio Campidano: «Assistiamo alla cancellazione dell’articolo 18 e all’annullamento delle tutele dei lavoratori e a tal proposito ci chiediamo: ma lo sviluppo del nostro paese deve per forza passare per la soppressione dei nostri diritti? I soprusi ci sono sempre stati ma ora ci troviamo a fare i conti con gli esiti di vent’anni di Berlusconismo. L’economia è ferma da anni per la lentezza della macchina dello Stato. Non dimentichiamoci, però, che maggiore é la sicurezza del lavoro maggiore sarà la produttività delle aziende, invece, si assiste all’esatto contrario. Nel Medio Campidano la Keller ha chiuso i battenti dopo 5 anni di agonia nella più assoluta indifferenza dei nostri politici verso il processo di de-industrializzazione e la relativa enorme perdita di posti di lavoro. Anche se le cose non cambieranno – ha concluso Marchionni – noi continueremo a rivendicare il nostro diritto al lavoro».
Gavino Doppiu, segretario della FIOM di Sassari esordisce parlando di Renzi: «molti intellettuali si chiedono come faccia Renzi a ricevere consensi sia destra che da sinistra. Dipende dal fatto che con arroganza sta mettendo in pratica tutte quelle cose che Berlusconi e Prodi non sono riusciti a fare. Renzi però è bloccato dallo stato di crisi e dalle rivendicazioni delle masse popolari. Ritengo che sia inutile unirsi in associazioni sindacali se non siamo uniti nelle idee. Solo cosi possiamo essere vincenti. Al centro ci dev’essere il lavoro per tutti, sempre. Tutti dobbiamo metterci in gioco per la soluzione della crisi»
Capacità di analisi generale, lessico chiaro e spiccata inflessione romagnola: è il turno della conclusione di Maurizio Landini il quale esordisce con una precisazione: «per decidere cosa fare è importante avere chiaro il quadro di ciò che sta succedendo. Noi siamo presi l’impegno di non fermarci, sapendo che il Governo non si sarebbe fermato» riferendosi chiaramente all’abolizione dell’articolo 18 e alla svolta padronale in corso di attuazione da parte del governo che sta portando a una continua vessazione dei diritti dei lavoratori e alla progressiva riduzione della democrazia.
«Con l’articolo 18 esisteva una legge in virtù della quale il lavoratore non poteva essere licenziato senza giusta causa. I licenziamenti avvenivano lo stesso ma gli imprenditori erano un po meno padroni. Ora – precisa Landini – la legge dello Stato non tutela più il lavoratore ma l’imprenditore-padrone che può licenziare come è quando vuole. La cosa più grave è che, oltre a tutelare solo l’imprenditore, lo Stato carica le spese del licenziamento su tutti noi».
«Quando, nel 1970, fu varato l’articolo 18 il partito Comunista di allora si astenne dal voto ritenendo troppo bassa la soglia di sbarramento. La legge la votarono gli altri partiti. Oggi assistiamo all’esatto contrario e le rappresentanze sindacali si devono porre il problema che è avvenuto un simile capovolgimento».
«Quando cadde il governo Berlusconi e si passò al governo Monti, la BCE chiese all’Italia di fare degli interventi strutturali: tagliare le pensioni e innalzare l’età pensionabile, aumentare la flessibilità e dare maggiore potere agli imprenditori oltre che eliminare l’articolo 18. Renzi, oggi, dimostra di essere perfettamente in linea con queste indicazioni dell’Europa. Peccato che così stia aumentando esponenzialmente la disoccupazione e stia cambiando il modello sociale. Un euro svalutato contro il dollaro come oggi non si era mai visto dai tempi della lira. Aggiungiamoci la riduzione della produzione di petrolio e delle altre materie prima, altra novità inaspettata, e ci accorgeremo che una situazione generale di questo tipo non c’era mai stata».
Il Segretario, a questo punto fa autocritica: «Serve avere capacità di confronto e di discussione anche all’interno del sindacato, soprattutto oggi che, cosa mai successa, il governo anziché accettare di incontrare le associazioni sindacali e le parti sociali per capire come affrontare tutto questo rifiuta il confronto. Se le imprese possono licenziare senza giusta causa e le tutele sono venute meno, così come il diritto di sciopero, i sindacati devono capire che è avvenuto un cambiamento epocale, e sopratutto che esso come soggetto generale non esiste più ma esiste solo azienda per azienda, insomma, un sindacato corporativo.
FIOM CGIL vuole avere una visione confederale, generale. Anche gli altri sindacati si stanno aprendo al nuovo modello ispirato ai dettami della BCE che vuole che il contratto di lavoro sparisca. Noi dobbiamo rivendicare un altro modello e dare più spazio ai delegati sindacali di zona. Dobbiamo avere ben chiaro, poi, che il modello secondo il quale la creazione di nuovi posti di lavoro sia legata alla flessibilità, a retribuzioni sempre più basse e a sempre meno diritti è sbagliato e combatterlo.
La maggior parte delle imprese – incalza Landini – sono sottocapitalizzate in quanto i soldi dell’impresa non vengono rivestiti nell’impresa ma per beni privati. Gli imprenditori non possono sostenere che se non c’è lavoro non è perché i sindacati sono troppo rigidi.
Non basta dire che c’è l’Expo e far finta che migliaia di azienda che chiudono i battenti non siano una realtà, così come non si investe nelle infrastrutture, di tutto questo non si parla. Stesso discorso per quanto riguarda la scuola, i lavoratori non possono più pagare gli studi dei figli e siamo al punto di avere il maggior numero di abbandoni scolastici. Tutto questo ci condanna all’arretratezza e lo Stato in tutto questo promuove la scuola privata e far si che i presidi diventino dei piccoli manager mentre manca anche la carta igienica».
«Oggi Cgil è tra i pochi soggetti in grado di produrre una svolta. Abbiamo fatto lo sciopero generale, manifestazioni… ma di quello che chiedevamo non abbiamo ottenuto nulla. Ecco con che Governo abbiamo a che fare… Intanto i lavoratori dipendenti e i precari pagano i fondi in perdita degli altri lavoratori e i fondi degli altri sono in perdita perché è state allungata l’età pensionabile e dobbiamo pagare gli stipendi ai grandi manager.
La colpa di tutto questo è solo del governo o anche i sindacati si devono mettere in discussione? La svalorizzazione di tutte le forme di lavoro è il risultato di ciò che sono stati questo ultimi anni. Ormai non si va più a votare. Chi sta peggio non va più a votare vanno solo coloro che stanno megli. Quindi alla fine decide minoranza.
La nostra unica possibilità di salvezza è nella coesione, finché saremo divisi – conclude il Segretario – saremo vulnerabili»
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W il Partito della CGIL. Doveva essere l'assemblea dei lavoratori della FIOM Cgil di Nuoro mentre invece per riempire la sala sono arrivati da tutta la sardegna e non solo metalmeccanici. Hanno contribuito anche i "precari" della pubblica amministrazione e di altri Enti. Non sono mancati in prima fila i responsabili dello sfascio dell'Industria e dell'occupazione-economia del centro sardegna !!
W il Partito della Cgil !!