Nella giornata di venerdì 1° maggio, festa del lavoro, il museo osserverà i normali orari di apertura, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, mentre il 3 maggio, prima domenica del mese, l’ingresso sarà gratuito.
Si potranno visitare le mostre: “La costante resistenziale #1” e “Civil Servants. Ricerca artistica e problematiche ambientali in Sardegna”.
La costante resistenziale #1. Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna: “La costante resistenziale” è un progetto espositivo che mira a fornire un quadro complessivo delle ricerche più innovative che, dai primi anni dell’autonomia regionale ai giorni nostri, hanno caratterizzato la scena artistica sarda. Un programma triennale che, entro il 2017, porterà a ricostruire sei decenni di attività sperimentale, mettendo in evidenza tematiche, eventi, gruppi e personalità. L’individuazione di un possibile “connotato specifico” da riconoscere all’interno delle diverse esperienze, costituisce l’ossatura di questo progetto. La “Costante resistenziale sarda” è un concetto con il quale l’archeologo Giovanni Lilliu ha cercato di esprimere la storica lotta condotta dal popolo sardo contro le potenze coloniali che di volta in volta si sono affacciate sulle coste dell’isola. “La Sardegna”, ha scritto Lilliu, “in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un’Isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza. Perciò, i Sardi hanno avuto l’aggressione di integrazioni di ogni specie ma, nonostante questo, sono riusciti a conservarsi sempre se stessi.”
Nel quadro dell’indagine sulla produzione artistica e culturale, il concetto di “costante resistenziale”, viene a delinearsi come una metafora ideale e allo stesso tempo come un criterio di visione privilegiato attraverso il quale osservare lo sviluppo delle pratiche artistiche e dei linguaggi espressivi alla luce degli influssi esterni, del dibattito critico e delle tendenze nazionali e internazionali, di volta in volta recepite o negate, affermate o reinterpretate.
La prima delle tre mostre, “Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna”, in programma al Museo MAN dal 17 aprile al 28 giugno 2015, intende guardare alla generazione di artisti emersi tra il 1957 e il 1983. L’arco di tempo individuato, così come il titolo proposto, fanno riferimento a un importante precedente storico: la mostra, realizzata nel 1983 dal Comune di Nuoro e dal Consorzio per la pubblica lettura Sebastiano Satta, a cura di Salvatore Naitza e Sandra Piras, che intendeva fare il punto sulla produzione dell’ultimo quarto di secolo attraverso i lavori di un nutrito gruppo di autori di diversa formazione e tendenza.
Civil Servants. Ricerca artistica e problematiche ambientali in Sardegna: Il progetto “Civil Servants”, a cura di Micaela Deiana, nasce da una ricognizione delle pratiche artistiche di natura antagonista portate avanti in Sardegna, volte alla formulazione di modelli di analisi, decostruzione e problematizzazione dell’attuale contesto socio-politico. In questo ricco filone, sul crinale fra attivismo e ricerca artistica, la mostra si concentra in particolare su quelle indagini che, nel corso degli ultimi anni, hanno sollevato importanti questioni ambientali, fondamentali per il futuro dell’isola.
L’espressione “Civil Servant” appartiene alla cultura anglosassone e indica la responsabilità e il profondo senso civico con il quale i funzionari statali prestano il proprio servizio alla comunità di cui sono parte. Gli artisti selezionati fanno di questa attitudine un elemento chiave della propria poetica, dando vita a opere, ma soprattutto azioni, in cui l’arte diventa strumento di critica sociale per sensibilizzare il territorio al valore del bene comune.
Attraverso le narrazioni di Leonardo Boscani, Riccardo Fadda, Pasquale Bassu ed Eleonora Di Marino, la mostra racconta in particolare gli effetti dell’occupazione e dello sfruttamento del suolo ad opera di poli industriali che hanno caratterizzato la cosiddetta “rinascita industriale sarda” negli anni Sessanta e Settanta, e gli strumenti critici con cui oggi si cerca di far fronte al fallimento politico-economico di quelle strategie di sviluppo e di dare avvio al difficile processo di riconversione.