Processo contro presunti abusi sessuali: l'accusa porta in aula alcune "frasi compromettenti"

Sonia

Processo contro presunti abusi sessuali: l'accusa porta in aula alcune "frasi compromettenti"

giovedì 30 Aprile 2015 - 06:30
Processo contro presunti abusi sessuali: l'accusa porta in aula alcune "frasi compromettenti"

L'allenatore Roberto Deiana

L'allenatore Roberto Deiana

L’allenatore Roberto Deiana

La prossima udienza rinviata a settembre

«Perchè mi baci sul collo?»: è  una delle frasi compromettenti, secondo l’accusa, per il coach di pallamano Roberto Deiana, 43 anni, sotto processo in tribunale a Nuoro per presunti abusi sessuali nei confronti di due atlete della squadra, minorenni all’epoca dei fatti, dal 2011 al 2013.

Registrazioni ‘hot’ fatte sentire in aula e ritenute importanti dal pm, inattendibili invece per la difesa.

A pronunciare la frase sarebbe la ragazza straniera, una delle due che accusa il coach, in occasione di un allenamento nel campo scuola di Nuoro. Alla sua domanda seguono frasi incomprensibili di Deiana.

Gli stralci delle registrazioni audio effettuate qualche anno fa dalla giovane giocatrice sono state lette ieri mattina dal perito Francesco Pinna, incaricato dal tribunale – presidente Mariano Arca, a latere Manuela Anzani e Sara Perlo – di trascrivere il cd.

Era stata la straniera assieme ad una ragazza di Sassari ad accusare l’allenatore: a loro dire Deiana avrebbe rivolto pesanti avances, soprattutto in occasione di due trasferte della squadra nella Penisola.

Le registrazioni, lette a porte chiuse, sono state sentite dal coach, presente in aula con il suo difensore Francesco Lai.

Secondo quest’ultimo sarebbe stata la ragazza a provocare l’allenatore che avrebbe poi reagito con frasi equivoche, ma poco chiare, almeno nelle registrazioni. L’avvocato ha sostenuto che la conversazione sarebbe stata artefatta ad hoc dalla giovane tramite un taglia e cuci.

Per questo Lai ha chiesto una controperizia fonica per capire «prima di tutto la natura della registrazione».

Per il difensore si tratta di una macchinazione per «incastrare l’allenatore». Sulla richiesta del legale i giudici si sono riservati di decidere. Il coach ha sempre negato ogni addebito: «E’ la vendetta di una mia ex giocatrice perchè ho deciso di allontanarla dalla squadra», aveva detto all’inizio dell’inchiesta.

La ragazza, che si è presentata in aula senza un avvocato, ha dichiarato di non volersi costituire parte civile. Ci sarebbero altri dialoghi compromettenti fra la giovane e l’allenatore nella chat privata di Facebook, ed è su questo dialogo e sulle registrazioni audio che si gioca il processo contro un volto noto della pallamano italiana: oltre ad essere il coach di una squadra nuorese di serie A, Deiana ha anche portato allo scudetto le squadre femminili di Sassari e Verona, è ct della nazionale femminile giovanile, selezionatore della nazionale femminile e coordinatore regionale degli allenatori. L’udienza è stata aggiornata al 15 settembre.

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