A Gavina Cappai la settimana prossima sarà reso esecutiva l’ordinanza di sgombero dall’abitazione dove in questi anni risiede in quanto ormai non riesce più a sostenere le spese per l’affitto.
Il rischio concreto, per lei, è quello di finire in mezzo a una strada in quanto non dispone di alcun sussidio economico e non ha ne familiari ne amici che possano ospitarla o aiutarla economicamente.
Venerdì scorso in occasione di un Consiglio Comunale, tra cui punti all’ordine del giorno c’era anche l‘emergenza abitativa. Gavina ha inscenato la sua protesta silenziosa. A fine serata, ha mostrato la notifica di sgombero davanti a pochi consiglieri in un’aula semivuota.
Per spiegare tutti i dettagli della propria situazione, il dramma che sta vivendo e le paure per ciò che le aspetta, ha scritto e ci ha consegnato una lettera che pubblichiamo integralmente:
La mia cronistoria è un incubo durato due anni e che vedrà il suo epilogo il prossimo 22 aprile 2015 alle ore 9,00 del mattino, quando sarò messa per strada secondo l’ordine di sgombero firmato dal Giudice del Tribunale di Nuoro il 26 marzo scorso e preannunciato dall’Atto di Precetto emesso il 12 dicembre 2014 – scrive. Con immediato allarme ho consegnato a mano, in successione, entrambi gli Atti al segretario del Sindaco e all’Assessorato ai Servizi sociali.
Ad oggi non ho ricevuto ancora alcuna manifestazione concreta di interesse alla soluzione della mia drammatica situazione. Non voglio credere che il signor Sindaco e gli Uffici competenti non possano intervenire per evitare questa tragedia iniziata il 6 settembre 2013, giorno in cui ricevetti la notifica di sfratto dal Tribunale di Nuoro, notifica che mi intimava il rilascio dell’abitazione insieme al pagamento della morosità maturata fino ad allora più le spese giudiziarie.
Il recupero Banco Judicis di oltre la metà del debito e lo sciopero degli avvocati hanno rimandato di mesi l’inevitabile sfratto esecutivo firmato il 20 maggio 2014, nel quale mi veniva intimato il rilascio della casa, il pagamento della ulteriore morosità maturata nei mesi successivi alla prima udienza con dieci giorni di tempo per ottemperare al suddetto ordine.
Fui incapace di onorare il debito, vista la gravissima situazione economica in cui versavo, prosegue Gavina, determinata da un prolungato periodo di disoccupazione, da una totale assenza di fonti di reddito e/o sostegni formali (Servizi sociali) e informali (parentali e amicali).
Intanto la procedura giudiziaria continuava con Atti di pignoramento e con l’iscrizione di ipoteca sulla mia quota ereditaria (pari al 25%) del bene familiare indiviso. Parallelamente a partire dall’11 settembre 2013, attraverso istanze protocollate ho consegnato copia degli Atti Giudiziari al signor Sindaco e all’Assessore ai Servizi Sociali, conducendo una serrata ricerca di risposte presso gli Uffici ai quali mi rivolgevo. Salvo l’offerta di 600 euro per affittare una nuova casa, non ho ricevuto altra risposta concreta che, come chiesto nelle mie istanze, doveva primariamente tradursi nell’assegnazione di un’abitazione d’emergenza al fine di evitare, da un lato l’aggravamento del debito e al contempo scongiurare il pericolo di essere messa per strada.
– Sono presente nelle graduatorie “Estreme Povertà” ma dal 2010 non ho più lavorato né usufruito del sussidio.
– Sono presente nelle vecchia graduatoria ERP e come gli altri in attesa della nuova a venire ….. ?
– Sono presente nella graduatoria per le abitazioni d’emergenza che, come dichiarato in Aula di Consiglio, non ci sono o per lo meno in numero insufficiente a coprire la mia posizione (14°).
Il 22 aprile vicino per avere il tempo di aspettare. Aspettare cosa?: cerco l’Assessore ai Servizi Sociali tutti i giorni dal 27 marzo (giorno della notifica dello sgombero), e constato che il mio Atto giace, non acquisito, dentro la sua casella della posta e lui non c’è.
Ritorno dal Segretario del Sindaco il quale mi rimanda ad altri uffici, già incontrati molte volte, i quali, a loro volta, rimandano indietro la soluzione del mio caso perché non di loro competenza.
E allora? Allora parto di nuovo da me e ancora una volta e sempre: “io esisto e voglio la dignità”.
Stiamo a vedere se nel frattempo si riuscirà a trovare per lei una soluzione che le eviti questa umiliazione.
© Tutti i diritti riservati