La grande attesa per la sentenza del processo per l’omicidio di Dina Dore è finita alle 10.30, alla vigilia di Pasqua, dopo due giorni di camera di consiglio.
Ergastolo è la parola pronunciata dal presidente della Corte D’Assise di Nuoro, Antonio Luigi Demuro, nei confronti del marito della vittima, il dentista di Gavoi Francesco Rocca, 45 anni, accusato di essere il mandante dell’omicidio.
Rocca ha ascoltato la sentenza impassibile, senza lasciar trapelare alcuna emozione, così come è stato in un anno e mezzo di processo, un processo iniziato il 4 ottobre 2013, dopo la svolta nelle indagini arrivata a cinque anni dal delitto.
Commozione e lacrime, invece, da parte dei familiari di Dina Dore che attendevano di sapere chi è il colpevole di un delitto tanto efferato nei confronti di una mamma di 37 anni, uccisa davanti alla figlioletta di 8 mesi.
Impietriti, invece, i familiari di Rocca i quali lo hanno difeso fino in fondo dall’accusa di aver dato mandato all’allora 17enne Pierpaolo Contu di uccidere la moglie. Il giovane è già stato condannato a 16 anni sia in primo grado che in appello come l’esecutore materiale.
Oltre alla sentenza di ergastolo, Rocca è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali, di 150 mila euro per la madre di Dina Dore e di 100 mila euro per ognuno dei tre fratelli.
«Oggi non è cambiato niente per noi – ha detto Angela Marchi, l’anziana madre di Dina – mia figlia è sottoterra da sette anni. Posso solo dire che giustizia è stata fatta e che Francesco Rocca ci ha traditi».
Secondo l’accusa, dunque, il dentista ha ucciso la moglie per rifarsi una vita con l’amante Anna Guiso, senza incorrere in danni economici pesanti, e lo ha fatto inscenando un sequestro di persona per allontanare i sospetti da sé.
I difensori di Rocca, invece, si sono impegnati a smontare il castello accusatorio del PM e a minare la credibilità del supertestimone Stefano Lai, il quale aveva dichiarato la confessione dell’amico Pierpaolo Contu, che gli ha confidato di essere stato lui a uccidere Dina Dore su mandato di Rocca dietro ricompensa di una somma in denaro o di una casa.
Quello di Dina Dore è stato un omicidio anomalo in Barbagia, un omicidio che ha sconvolto Gavoi, un paese di montagna di 2500 anime dove negli ultimi anni, a causa di questo delitto, si sono create tensioni e incrinati rapporti. Un omicidio che per cinque anni non ha avuto colpevoli, sino alle fine del 2012 quando c’è stata la svolta nelle indagini: una lettera anonima alla sorella della vittima e le dichiarazioni di Stefano Lai, fatto che ha dato un’accelerata alle indagini producendo l’arresto di Francesco Rocca e Pierpaolo Contu il 28 febbraio 2013.