“Ogni famiglia dovrebbe detrarre i costi per il funerale per un valore di 10.000 euro”
Passare a miglior vita sta diventando sempre più proibitivo: questo è ciò che emerso in occasione del convegno che si è svolto ieri pomeriggio alla Camera di Commercio di Nuoro: “Proposte , diritti e riforme per un Nuovo Sistema Funerario”.
Si è parlato di cifre proibitive per l’organizzazione del funerale che sfiorano anche i 5 mila euro, la difficolta di reperimento di nuovi spazi dedicati alle sepolture nei cimiteri e dell’evasione fiscale che c’è in questo settore che produce per l’erario Italiano un buco fiscale di circa 500 milioni di euro all’anno.
Il confronto sull’argomento è avvenuto tra il Senatore Stefano Vaccari primo firmatario del D.L di riforma sulla disciplina delle attività funerarie, il Senatore Giuseppe Luigi Cucca, l’onorevole Piero Comandini proponente legge regionale per il settore, Giovanni Caciolli Presidente Feder.co.f.it associazione che raggruppa piu di 500 aziende operanti settore funerario e l’assessore comunale Raimondo Deiara.
La Sardegna è una delle regioni che non ha una propria legge che disciplina la materia sui cimiteri.
Ormai è un problema nazionale la carenza dei loculi nei luoghi santi, dunque anche a Nuoro c’è il problema di trovare nuovi spazi per le sepolture e la neccessità urgente di ampliare il cimitero che attualmente sorge in un’area di tre ettari e mezzo e consta di 3.500 loculi e 300 tombe di famiglia, l’ultimo ampliamento risale al 2000 per un a spesa totale di 5 milioni delle vecchie lire.
Ieri nell’ambito del convegno oltre alla discussione del disegno di legge proposto dal senatore Vaccari, si è parlato proprio della difficoltà a causa di particolari condizioni ambientali, chimiche e fisiche possono inibire, rallentare o modificare radicalmente i processi di normale decomposizione della materia organica di cui consiste il corpo umano. Quindi non è sempre vero che all’atto dell’apertura della tomba si rinvengano solo ossa, spesso, in effetti, i corpi sono ancora incorrotti (per effetto dei fenomeni postmortali di corificazione, saponificazione o mummificazione) o solo parzialmente intaccati dalla putredine.
Il maggiore dei problemi gestionali per i cimiteri italiani è proprio questo: i morti non si scheletrizzano nei tempi e nei modi previsti! Da circa 10 anni a questa parte si rileva con sempre maggior frequenza come le salme sepolte in terra, nei loculi o nelle tombe, decorso il periodo usuale di sepoltura (rispettivamente 10 e 30-35 anni) abbiano elevate percentuali di mancata o imperfetta scheletrizzazione.
Per tale motivo si sente la necessità, come è stato evidenzato ieri al convegno, di ridurre i processi di decomposzione o ridurre gli ostacoli burocratici oggi esistenti per la cremazione.
«Relativamente alla decomposizione – ha affermato Giovanni Caciolli Presidente Feder.co.f.it- ci sono degli enzimi che ridurrebbero i tempi di decomposizione della salma dagli attuali 20 anni a 6».
L’assessore comunale all’Urbanistica e servizi cimiteriali Mondino Deiara ha parlato invece della cremazione. Già a giugno scorso in occasione di un convegno organizzato alla Biblioteca Satta, Deiara si era proposto come uno dei principali fautori della cremazione e ieri ha ribadito il concetto proponendo il capoluogo barbaricino a essere uno dei centri per la cremazione.
Nella nostra Isola ci sono tre centri per la cremazione esattamente Cagliari, Sassari e la Maddalena «pochi attualmente per abbattere i tempi lunghi e burocratici e i grossi disagi per i parenti dei defunti che a volte per far cremare i propri cari devono affrontare lunghissimi spostamenti- ha detto Mondino Deiara».
Il senatore Vaccari ha parlato del disegno legge in materia di agevolazioni per le spese funerarie principalmente per abbattere il fenomeno dell’evasione fiscale in questo settore e ridurre i costi dei funerali ormai abbastanza proibitivi per tante famiglie italiane.
«Dai dati statistici degli ultimi dieci anni, si calcola che nel nostro Paese i decessi sarebbero circa 600.000 annui con un fatturato nel settore funebre, edile cimiteriale e di opere lapidee cimiteriali di circa 850 milioni di euro annui. Sulla base di tali dati un funerale costerebbe mediamente intorno a 1.550 euro, cifra assai lontana dalla realtà. Infatti, diversamente da ciò, dai dati stimati di mercato si può ragionevolmente supporre un giro di affari annuo di 2.750 milioni di euro, pari ad una spesa media di quasi 5.000 euro a funerale. È evidente dunque che attualmente in tale settore vi sia una sottovalutazione del fatturato di circa di circa 1.897,8 milioni di euro che determina — con un’aliquota media IVA del 27 per cento — un minor introito per l’erario di 512,4 milioni di euro annui- ha evidenziato nella sua relazione il senatore Vaccari-
È necessario dunque che si adotti al più presto una politica fiscale che faccia emergere tutto quanto vi sia di sommerso in tale settore, sia in termini di fatturazione che di lavoro nero, e che attraverso controlli più rigorosi ed adeguati, contribuisca anche a combattere una sempre più marcata concorrenza sleale all’interno dello stesso settore. Per contribuire a ciò è sicuramente necessario dunque rivedere i limiti ad oggi fissati per la detraibilità dalle dichiarazioni dei redditi dei costi relativi alle spese funerarie.
Infatti, attualmente nel nostro Paese i cittadini possono imputare come costi detraibili dalle proprie dichiarazioni dei redditi un importo massimo di 1.549,37 euro. È evidente che ciò ha contribuito a determinare uno scarso interesse ad esigere una fatturazione che contemplasse tutti gli oneri sostenuti consentendo a molte imprese di poter mantenere una contabilità parallela ed illegale e compiere gravi inadempienze anche sotto il profilo dell’inquadramento professionale e della previdenza, accentuando i disagi di una situazione già fortemente destabilizzata da una eccessiva polverizzazione dell’offerta commerciale. Per ovviare a tale malcostume, sarebbe auspicabile innalzare per i cittadini i limiti per la detraibilità ad un valore che contempli gli interi costi sostenuti (anche quelli cimiteriali e lapidei) e che non sia comunque inferiore ai 10.000 euro» ha affermato nella sua relazione il senatore».
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