Le posizioni delle associazioni (Coldiretti, Confcommercio, Confesercenti, CNA, CGIL, CISL e UIL, Associazioni dei Consumatori e Consulta degli Ordini Professionali) che hanno stigmatizzato la loro contrarietà all’accorpamento della Camera di Commercio di Nuoro, risultano davvero singolari, quasi che vi fosse qualcuno, fra i componenti del Consiglio, che fosse invece favorevole alla chiusura dell’Ente, alla dispersione delle risorse oggi investite nel territorio e al trasferimento dei lavoratori che prestano servizio negli uffici camerali nuoresi.
È evidente che chi ha approvato le delibere in discussione lo scorso 1° marzo, l’ha fatto – non senza sviluppare un ampio ed approfondito dibattito – per due ordini di ragioni, una contingente ed una di prospettiva.
Venendo alla prima ragione, quella contingente, nel consiglio di venerdì scorso la quasi totalità dei consiglieri, 14 su 21 presenti ha votato una delibera che impegna gli organismi dell’Ente affinché si adoperino per il mantenimento dell’autonomia della stessa CCIAA di Nuoro. E questo punto è stato ribadito ed evidenziato più volte nel corso della riunione (solo 7 consiglieri su 21 si sono astenuti e non c’è stato nessun voto contrario oltre a non aver sentito sbattere nessuna porta).
Siamo comunque consapevoli del fatto che il Parlamento potrebbe procedere verso l’approvazione della legge delega al Governo, imponendo l’accorpamento delle Camere di Commercio con dimensione inferiore alle 80 mila imprese (Nuoro ne conta circa 30.000). Questo è stato ribadito dai Ministri Delrio, Madia, Guidi e dai senatori Pagliari e Mucchetti, relatori del progetto di legge di riforma della Pubblica Amministrazione, in occasione dell’incontro tenutosi a Roma in Unioncamere lo scorso 4 febbraio.
La Camera di Commercio di Nuoro si attiverà da sola o se possibile insieme alle altre Camere di Commercio della Sardegna per il riconoscimento della specialità del nostro territorio camerale (la vecchia Provincia di Nuoro) e della nostra Regione.
Ma non siamo né degli sprovveduti nè dei populisti: ci prepariamo con attenzione ed intelligenza anche ad affrontare un eventuale processo di accorpamento. E qui la seconda parte della delibera: ove la CCIAA di Nuoro fosse costretta ad accorparsi, il Consiglio si riserva di decidere con chi intenda farlo: con Cagliari e/o con Sassari e/o con Oristano. Ove ciò avvenisse la condizione imprescindibile sarà il pieno riconoscimento a favore dei nostri territori di tutte le risorse prodotte dalle nostre imprese. Perché è bene ricordare che le CCIAA interpretano a pieno il principio del federalismo fiscale: tutti i suoi ricavi arrivano dai diritti camerali pagati dalle imprese del nostro distretto camerale (la vecchia provincia di Nuoro) e tali risorse sono integralmente destinate a sostenere iniziative e imprese del nostro territorio. Autunno in Barbagia continuerà ad esistere e dovrà rimanere sotto il nostro coordinamento. Come pure le Primavere, il Distretto Culturale che sta muovendo i primi passi, il progetto Make in Nuoro che a breve avvierà il nuovo FabLab per le imprese, il Registro Imprese, l’Organismo di certificazione e controllo sul vino Cannonau, l’Organismo di mediazione e così tutte le attività svolte presso la nostra Camera di Commercio.
Il consiglio del 1° marzo non è stato certamente un esclusivo momento di votazione, visto che tutti hanno avuto il modo e il tempo per intervenire, argomentando le proprie motivazioni in un’occasione di confronto che ha concluso un lungo periodo di dibattito interno all’Ente che è iniziato dallo scorso giugno.
Veniamo quindi alla seconda ragione per cui la delibera è stata votata: quella di prospettiva che, a tutto beneficio dei lettori, risulta anche la più interessante.
Il Governo Renzi mirava nelle sue prime indicazioni alla soppressione delle Camere di Commercio in tutta Italia. E’ una battaglia del nostro Premier fin dai tempi in cui stava emergendo con il soprannome di “rottamatore”. Il perché è presto detto: nell’ambito delle linee-guida stabilite dalla spending review, tali realtà sono considerate Enti che generano spese oggi non più sostenibili. Si può discutere nel merito, valutarne l’opportunità, ma il tema è all’ordine del giorno del Governo e dunque è necessario prenderne atto e attrezzarsi per ottenere il miglior risultato possibile. È già legge: dal 1° gennaio 2015 i proventi delle CCIAA sono stati già ridotti del 35% e il taglio arriverà al 50% nel 2017. L’attività di Unioncamere ha portato ad attenuare gli effetti delle prime indicazioni del Governo. Ma non basta.
La nostra convinzione è che la conformazione geografica della Sardegna necessiti di più presidi territoriali. Occorre quindi mantenere la presenza delle Camere di Commercio con le sue attuali sedi operative. E’ su questo punto che si concentrano gli sforzi, a tutti i livelli, delle nostre associazioni datoriali e organizzazioni sindacali. E’ sulla definizione di questo assetto che tutti noi chiediamo il supporto dei rappresentanti politici del territorio nuorese.
Se volessimo poi provare ad essere ambiziosi, fra le indicazioni votate dal Consiglio il 1° marzo c’è anche quella di ipotizzare che nel caso di un accorpamento, la Camera di Commercio di Nuoro sia la futura Sede della Camera di Commercio della Sardegna nell’ipotesi di una sola camera regionale ovvero del Centro-Nord Sardegna nell’ipotesi di accorpamento con Sassari e/o Oristano. Sappiamo che sarà molto difficile, ma, ove dovessimo rinunciare alla nostra autonomia, abbiamo il dovere di provarci, con la consapevolezza che le stesse identiche intenzioni avranno i nostri amici degli altri territori. La strada delle razionalizzazioni non può vedere sempre sacrificati i territori più deboli. Un corretto principio perequativo dovrebbe far si che le sedi possano non essere necessariamente localizzate presso i centri di maggiori dimensioni. E in questo sia Cagliari che Sassari sono già state abbondantemente ripagate dalla storia. In un mondo digitale e delle reti la sede può stare ovunque nel mondo: anche a Nuoro.
Qualcuno si domandava dove fossero finiti i Sindacati. Senza bisogno di fare tanto scalpore, da mesi i Sindacati dei lavoratori si sono attivati in sede nazionale per la difesa dei posti di lavoro della sede di Nuoro. Se ne stanno occupando attivamente anche in sede locale e mantengono un contatto costante con gli organi della Camera di Commercio.
Da questa lettura appare evidente che la polemica dei giorni scorsi sia difficilmente comprensibile. Siamo tutti dalla stessa parte della barricata. L’auspicio è di poter incontrare a breve i parlamentari sardi per comprendere la loro disponibilità a supportarci in questa battaglia. E confidiamo che i Consiglieri che si sono astenuti durante il voto del 1° marzo, diano il loro contributo fattivo, per esempio nel evidenziare le nostre istanze al Ministro Guidi (già di Confindustria) ovvero al Ministro Poletti (già Lega delle Cooperative). Ad oggi non c’è traccia di alcuna attività in tal senso da parte loro. Siamo certi che sapranno farlo. Anche la stessa Confindustria Nuoro-Ogliastra che, nel sollecitare l’autonomia della Camera di Commercio di Nuoro, ha già deliberato l’accorpamento della propria associazione provinciale con le consorelle di Sassari e Oristano.