Nonostate i divieti, un maialetto sardo sarà all’Expo di Milano
Mentre pende ancora la scure del divieto di portare il porcetto sulle tavole e gli stand dell’esposizione universale, è certo che arriverà una versione particolare in miniatura e dal gusto sfizioso con l’impasto tipico dei dolci sardi: la pasta di mandorle.
Lo ha creato l’artista dolciaria di Oliena, Anna Gardu.
Una brillante trovata per addolcire la polemica sullo stop a far uscire le carni di maiale dalla Sardegna per l’emergenza della peste suina.
«Spero che possa fare compagnia a quello classico, seconda portata tra le più richieste e consumate dai turisti in visita nell’Isola», sottolinea la curatrice della linea Horo dolci in Sardegna. Il maialetto in miniatura di Anna Gardu, in pasta di mandorle, é ricoperto di glassa di zucchero, le decorazioni del mirto sono in ghiaccia, ovvero albume e zucchero, il contorno è a base di gueffus.
Le opere d’arte dell’artista olianese lo scorso anno hanno trovato un estimatore in Vittorio Sgarbi che le ha assegnato il premio Pio Alferano. Il noto critico d’arte, catturato dalla bellezza di queste lavorazioni, quest’anno l’ha scelta per rappresentare assieme ad altri artisti sardi la sezione Arte del padiglione Eataly.
A Milano Anna Gardu porterà alcune delle sue raffinatissime creazioni artistiche. I suoi dolci-gioiello potrebbero stare alla pari tra preziosi monili, ceramiche artistiche e fini lavorazioni del corallo. Mangiarli è un peccato e non solo di gola. Presto pavoncelle, galletti, gioielli sardi, maschere, scialli, corpetti e bottoni dell’abito storico saranno ammirati dai visitatori di tutto il mondo. Dolci meraviglie a base di prelibate miscele di pasta di mandorle, zucchero e uova, ingredienti a km zero e impreziositi con trina di ghiaccia. Sono frutto di manualità, creatività, grazia e maestria nell’interpretare e rielaborare la tradizione.
«La ricetta è quella di mio bisnonno Nicola, pasticcere nella Sardegna fine ‘800, tramandata intatta per 4 generazioni», spiega Anna. Accattivanti per il palato, irresistibili per gli occhi. «Dolci da ammirare, preziosi, delicati e raffinati come gioielli – scrive Vittorio Sgarbi – su sagome di galletti, pavoncelle, maschere, costumi, scialli e bottoni sembrano intrecciarsi, con eleganza ed estrema precisione, fili di seta, oro e argento. Risplende in nuova forma, su quei gateaux di mandorle perfettamente sigillati sotto campane di vetro, la tradizionale filigrana sarda a cui l’artista si ispira».
Anna ha un sogno per la sua Oliena: la filiera della mandorla autoctona, tra le eccellenze di questo incantevole paese barbaricino ai piedi del monte Corrasi. Punta poi a dare vita ad un laboratorio-scuola-museo del dolce coinvolgendo i produttori di mandorle, pasticceri e insegnanti. «Un’iniziativa – sottolinea Anna – aperta a chi crede che questo grande patrimonio, l’arte dolciaria sarda, debba avere il posto che gli spetta e che merita nell’economia della Sardegna».
M.M.