«La Guiso dopo il nostro rapporto ha continuato a tormentarmi con messaggi, telefonate e sms; i rapporti con la famiglia di Dina Dore si interruppero quando Rino Zurru (marito di Graziella Dore) iniziò a sospettare che io fossi implicato nell’omicidio».
Queste sono alcune delle dichiarazioni che questa mattina Francesco Rocca, indicato come presunto mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore, ha rilasciato durante la propria deposizione in fase di esame, volendo mettere in rilievo che non ci fu un suo allontanamento spontaneo dalla famiglia Dore, come riferito in precedenza da altre testimonianze.
Un crescente botta e risposta tra imputato e inquirenti.
Rocca ha ripercorso le fasi salienti del processo sulla base delle domande fategli dagli avvocati difensori, di parte civile e del PM Danilo Tronci.
Il primo a sentire Rocca è stato il suo avvocato difensore, Mario Lai, che ha chiesto all’imputato se fosse consapevole delle intercettazioni che nel periodo precedente il suo arresto erano state disposte a suo carico. La risposta è stata affermativa.
A questo punto, Pubblico Ministero, Parti civili e lo stesso giudice Antonio Luigi Demuro, hanno rincarato la dose chiedendo a Rocca perché ieri abbia inveito contro gli iquirenti affermando che sua moglie, vittima dell’omicidio, è stata trattata come cittadino di serie b, quando, in base all’intercettazioni telefoniche e ambientali, specialmente quelle relative a discussioni avute con l’ex amante, ha definito la moglie “una poco di buono mentre riferendosi alla figlia Elisabetta ha rimarcato che lui non l’aveva mai desiderata”.
Rocca si è difeso dicendo che in quel periodo era talmente innamorato che avrebbe fatto di tutto per continuare quel rapporto, anche dire “frasi stupide e senza senso”.
Come un fulmine a ciel sereno, dunque, è arrivata la provocazione di Mariano Delogu: «doveva arrivare ad uccidere sua moglie?»
Rocca in modo fermo e deciso ha risposto: «io non ho ammazzato nessuno altrimenti lo avrei detto esplicitamente».
Tronci, a questo punto, ha chiesto come mai sempre nella deposizione di ieri, l’imputato abbia parlato specificatamente di un mandante e di un esecutore materiale dell’omicidio mentre evidenziava che gli inquirenti non hanno approfondito le indagini.
Rocca ha risposto che si stava riferendo al fatto che, nell’ambito delle indagini, l’esame del DNA non sia stato esteso a tutti glli abitanti di Gavoi, piccolo centro abitato e, dunque, in virtù dell’esiguo numero di abitanti, si doveva arrivare a capire chi, effettivamente, fosse il responsabile dell’omicidio.
Il processo è stato sospeso e riprenderà il 19 marzo prossimo.
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