Il DNA di Ignoto 1 è incompatibile con quello del padre del supertestimone d’accusa
Il Dna di Ignoto 1 non è compatibile in via matrilineare con un consanguineo di Antonio Lai, padre del supertestimone del processo.
Questo è quanto ha stabilito il perito Ernesto D’Aloia, responsabile dell’istituto di Medicina legale di Cagliari, nelle 110 pagine di relazione depositata ieri al Tribunale di Nuoro e commissionata dalla Corte d’Assise, aula in cui si celebra il processo a carico di Francesco Rocca, il dentista di Gavoi accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto nel marzo del 2008.
Il perito doveva accertare quanto appurato dal consulente della difesa di Rocca, il prof. Andrea Maludrottu, e cioè che il Dna di Antonio Lai, padre appunto del supertestimone, sarebbe compatibile per via matrilineare con la traccia di Dna trovato sullo scotch che avvolgeva la mano sinistra della vittima.
Di fatto la relazione di D’Aloia sconfessa quanto sostenuto dalla difesa, impegnata a minare l’attendibilità delle dichiarazioni del giovane Stefano Lai, figlio di Antonio, che inchioderebbero Rocca. Il ragazzo infatti aveva raccontato la confidenza dell’amico Pierpaolo Contu – condannato come esecutore materiale del delitto – che si era assunto la responsabilità dell’omicidio indicando Rocca come mandante.
L’esame di D’Aloia è stato effettuato sul primo nastro analizzato dalla Polizia scientifica sul quale era stato ricostruito il Dna di Ignoto 1.
E nessuno dei 500 cittadini di Gavoi, sottoposti ad esame, era risultato compatibile. Neppure Pierpaolo Contu. Nessun profilo di Dna è stato invece ricavato dal nuovo nastro utilizzato dal perito: dopo sei anni le tracce sono risultate troppo labili.
La prossima udienza del processo, in cui sarà discussa la relazione del super perito, è fissata per il 3 febbraio