È stato un evento. Un evento che non finisce qui
Già, perchè la Collezione d’arte della Camera di Commercio, presentata ieri non si esaurisce nell’opera “cartacea” né tantomeno in tutte le applicazioni tecnologiche. Resta ben impressa nelle sale dell’ente camerale che ha aperto di fatto le sue porte facendo conoscere – per una mattina – le sue 188 opere e tutti gli artisti che arricchiscono il patrimonio artistico non solo di Sassari, ma di tutta la Sardegna.
Visto il gran numero di opere e di artisti, la Collezione d’Arte camerale rappresenta un’interessante panoramica artistica sulla Scuola Sarda del Novecento, una collezione ad oggi non conosciuta al grande pubblico per esigenze organizzative dell’ente ma ricca di grandi lavori. Da Biasi a Ciusa Romagna, da Sironi a Floris, da Sciola alla Cano.
Novantacinque in tutto, noti e meno noti.
CamerArte ha visto la presenza dei vertici dell’ente, il presidente Gavino Sini e il segretario generale Pietro Esposito, insieme al direttore della pinacoteca Mus’A, Alma Casula, Massimo Porcheddu del gruppo Fallani, Alessandro Ponzeletti curatore dell’opera insieme a Tonino Delogu, Giancarlo Rosa che ha rivisitato tecnologicamente la collezione, ed Elisa Bisail, interessante il suo spaccato storico dell’archivio camerale.
Perchè la storia la fanno anche le aziende. Come è nata e da quando ha preso vita la Collezione di Via Roma?
Il documento più datato risale al 1931, anche se i primi acquisti possono risalire agli anni Venti e trattano dell’ acquisto decretato dall’allora Consiglio dell’Economia Corporativa da farsi in occasione della Mostra Regionale dell’Artigianato e delle Piccole Industrie: le opere acquisite furono una ceramica di Nino Siglienti, la “Testa di donna di Oliena” di Federico Melis.
Le altre delibere tutte emesse dalla Giunta della Camera di Commercio rinata dalla ceneri del Consiglio corporativo fascista, datano dal 1945 ai giorni nostri. Il 6 giugno 1945, ad esempio, la Giunta deliberò l’acquisto di due opere pittoriche, “Natura morta” di Libero Meledina e “Bimbe desulesi alla fonte” di Melchiorre Melis: è la testimonianza di una immediata ripresa da parte dell’Ente camerale nel porsi come mecenate nel panorama artistico cittadino e non solo, dimostrando una vitalità in un momento difficile in generale, immediatamente successivo alla Liberazione e all’uscita dall’ultimo tragico biennio (1943-1945) che per l’Italia fu di guerra e guerra civile insieme, con un sistema economico nazionale in forte crisi.
Già nel Dopoguerra, e poi nei decenni successivi, le motivazioni nell’acquistare opere d’arte si condensarono nei due nobili fini di “incoraggiare” e “premiare” l’artista, quando questi è un giovane esordiente, su cui la Camera decise di puntare, oppure nel caso di artisti già affermati e rinomati si indica come il fine sia quello di arricchire la “raccolta” camerale, quindi con il fine diretto di “collezionare” pezzi importanti che con il tempo avrebbero acquistato un valore culturale di rilievo. CamerArte è stato impreziosito dai giovani dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi”di Sassari coordinati da Sisinnio Usai che hanno lavorato “live” sui testi delle canzoni di Fabrizio de Andrè, un’anteprima della mostra del prossimo giugno, creando un ponte ideale tra passato e futuro, per ricordare quell’opera di mecenatismo che ormai pare andata perduta e che invece sarebbe opportuno rivalutare per sostenere l’effervescenza artistica di un territorio il cui “rilancio si intesse necessariamente nelle trame artistiche e culturali” come ha tratteggiato nel suo intervento il presidente della Camera di Commercio, Sini.