Fra i 30 invasi sardi, la diga Maccheronis di Posada con solo il 6,4% di acqua invasata al 31 dicembre scorso rappresenta la situazione più a rischio fra i 30 invasi sardi.
In questo periodo di siccità che verrà analizzato il prossimo 29 gennaio nella riunione dell’Autorità di Bacino, convocata dall’assessore regionale dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, su delega del presidente della Regione. L’acqua contenuta nel complesso del sistema multisettoriale della Sardegna, però, è pari a 1.012,99 milioni di metri cubi su 1799,33 mln autorizzati (il 56,3%). In pratica si è ancora ad un livello di preallerta e di vigilanza, che vuol dire controllare i consumi portandoli ad un primo livello di riduzione che non determina svantaggi agli utenti.
Il volume idrico invasato a fine dicembre dello scorso anno ha subito una diminuzione di 10 milioni di metri cubi rispetto a quello rilevato il 30 novembre. Inoltre l’anno prima, al 31 dicembre 2013, la situazione era migliore con 1.428,93 mln di mc di acqua invasati, cioè il 78,7% della capacità di tutti i bacini.
Altre criticità, evidenziate nel monitoraggio mensile dell’Autorità, riguardano il sistema dell’Alto Cixerri (47,95% del volume invasato), gli invasi del sistema Nord Occidentale (42,7%), il Cedrino (37,8%) e il sistema dell’Ogliastra (55,8%).
Singolarmente in questi invasi, sempre secondo l’allerta basata sugli indicatori di stato, il livello di erogazione deve essere ridotto in media, secondo le categorie di priorità degli usi, per gestire l’eventuale persistenza del periodo secco e contestualmente devono essere attivate misure di mitigazione. Le situazioni migliori, invece, si trovano nel complesso Tirso-Flumendosa con il 62,7% di acqua ancora invasata, nel Basso Sulcis, con il 64,6%, e in Gallura, sul Liscia, col 56,8%.