Il comparto industriale può essere rilanciato abbattendo i costi dell'energia e dei trasporti

Uno scorcio del polo industriale di Ottana (© foto S.Novellu)

Nel corso di un’intervista concessaci durante una sua visita agli operai di Ottana Polimeri, ormai al loro sessantaduesimo (oggi sessantaseiesimo) giorno di presidio davanti agli stabilimenti, Sergio Zara, segretario generale FILCTEM-CGIL nuorese, fa il punto della situazione dell’industria chimica in Sardegna e in particolare dell’intera filiera di produzione del PET, chiarendo che, ancora oggi, il comparto industriale rappresenta una delle principali soluzioni al rilancio economico e occupazionali della Sardegna.

Sergio Zara, segretario generale FILCTEM- CGIL (© foto S.Novellu)

Un po’ di storia. Cerchiamo di riassumere la situazione della filiera produttiva del PET in Sardegna: «In Sardegna avevamo la filiera completa di produzione. La SARAS produce il combustibile; a Sarroch, negli stabilimenti Versalis, l’ENI produceva la materia prima (il Paraxilene) che, giunta a Ottana veniva trasformata in PET dalla Ottana Polimeri (ex Equipolimers). L’ultimo passaggio del ciclo di produzione del PET è la trasformazione in bottiglie, effettuata autonomamente nei vari stabilimenti nei quali si imbottiglia acqua o bibite varie.
La filiera del PET in Sardegna ha prodotto quasi 1/2 miliardo di euro di fatturato nel 2010/2011. In quell’anno la produzione è stata ai massimi storici per il polo industriale di Ottana. Furono sfornati 180.000 tonnellate di prodotto. Risultati di questo tipo, l’agroalimentare non è assolutamente in grado di fornirli. È  evidente, dunque, l’urgenza di rilancio del comparto. Qui da Ottana Polimeri l’85% sono giovani e il 90% laureati, quindi una forza lavoro estremamente qualificata che non può rimanere a casa».

Il presidio dei cassintegrati di Ottana Polimeri (© foto S.Novellu)

Gli stabilimenti ENI di Sarroch hanno chiuso i battenti, come mai? «Gli impianti di Sarroch hanno interrotto la produzione di Paraxilene a novembre poiché è cessata la richiesta di materia prima da parte di Ottana Polimeri (cliente pressoché unico – di recente qualcosa è stato venduto anche sul mercato internazionale) con la messa in cassa integrazione straordinaria dei lavoratori (a oggi sono 66 giorni).

Notizie non troppo confortanti da Clivati (© foto S.Novellu)

Negli incontri avuti nei mesi scorsi con Clivati – ricorda Zara – quando è partita la cassa integrazione straordinaria, è emerso che poteva esserci una volontà di chiudere con la produzione di PET e di riconvertirla al biopolimero. Alle parole, però, non hanno fatto seguito i fatti.

Con la caduta del prezzo del dollaro, poi, tutti gli stabilimenti europei, compresa Indorama, comproprietaria con lo stesso Clivati degli stabilimenti di Ottana, hanno iniziato a vendere in Italia materia prima prodotta in Asia, Egitto e Turchia, acquistata a prezzi ben più competitivi».

Il problema dunque rimane il rilancio della produzione di PET e il ricondurla a livelli accettabili di competitività. Cosa occorre, secondo FICTEM per attuare il rilancio? «Tutto questo, ovviamente, non può avvenire semplicemente riaccendendo le macchine e ripartendo con la produzione in quanto, al momento, il problema più grosso rimane quello della competitività.

Uno scorcio degli stabilimenti ex Equipolimers (© foto S.Novellu)

La nostra proposta, dunque, è quella di fare investimenti sulla produzione dei Paraxilene, sia che la materia prima venga prodotta a Sarroch o, a seguito di un processo di riconversione e di aumento della produzione (potrebbe essere sufficiente anche un incremento del 20%), a Ottana. È necessario, poi, abbattere i costi energetici e qui entra in ballo il governo regionale che deve intervenire mettendo in atto politiche efficaci di riduzione dei costi dell’energia elettrica».

Bandiere sindacali davanti ai cancelli chiusi di Ottana Polimeri (© foto S.Novellu)

E i trasporti? «Questa è l’altra nota dolente. Anche il costo dei trasporti va assolutamente ridimensionato. Per fare questo è imprescindibile rendere effettiva la Continuità territoriale merci. Basti pensare, ad esempio, al caso della Corsica, dove le merci prodotte in loco vengono trasportate al porto di Tolone a costo zero. A monte c’è poi un altro storico problema, quello infrastrutturale. Si è parlato più volte della realizzazione di un Centro intramurale a Borore, una gru che avrebbe dovuto caricare i conteiner su rotaia; se pure tutto questo venisse realizzato il sistema non funzionerebbe comunque: il Porto canale di Cagliari, il centro più grosso, non è collegato alla ferrovia. In questo caso, però, se solo si volesse, si potrebbe risolvere facilmente con la realizzazione di una bretella rotabile di appena cinque chilometri. Un intervento minimo, dunque, che però risulterebbe fondamentale nell’abbattimento dei costi di trasporto.
Questi potrerrero essere gli ingredienti del rilancio del comparto induzstriale del PET: abbattimento dei costi di produzione attraverso il potenziamento degli impianti, abbattimento dei costi dell’energia e di quello dei trasporti. Così si potrebbe tornare a essere competitivi.

Oggi e domani (14-15 gennaio) ci saranno i tanto attesi incontri in Regione. Cosa vi aspettate? «Clivati, durante l’incontro avuto in Provincia ha dichiarato di essere disponibile al rilancio del PET, a condizione che riprenda la produzione di Paraxilene (a prescindere da chi lo farà), e che Governo e Regione facciano la loro parte abbattendo il costo dell’energia elettrica e quello dei trasporti, rendendo così competitivo investire in Sardegna. Serve energia a basso costo, a prescindere da chi la fornisca.

Speriamo – conclude Zara – che ognuno faccia la propria parte e che la macchina possa essere rimessa in moto».

S.Novellu © Tutti i diritti riservati

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Sonia