L’avvocato del magazine satirico Charlie Hebdo oggetto di un recente attentato nel quale hanno perso la vita 12 tra direttore, vignettisti redattori e alcuni poliziotti, precisa che il settimanale mercoledì sarà in edicola “regolarmente”, ricordando che «lo spirito di “io sono Charlie” significa anche diritto alla blasfemia».
Angela Merkel, intanto, torna sul cosiddetto “Trattato di Schengen” (l’accordo firmato il 14 giugno 1985 fra Benelux, Francia e Germania, attraverso il quale si intendeva eliminare progressivamente i controlli alle persone che avrebbero attraversato le frontiere comuni e introdurre un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari, degli altri Stati membri della Comunità o di Paesi terzi) sostenendo che questo «non è in discussione per quanto ora si faccia ancora più importante lo scambio di informazioni».
Dopo le polemiche sull’assenza di una delegazione americana alla manifestazione di protesta contro gli attentati jihaidisti di Parigi, nella quale insieme ad almeno due milioni di francesi che hanno dato vita a una marcia mai vista nella storia della Francia, almenoo in quanto a partecipazione, il segretario di stato americano sarà giovedì a Parigi per colloqui su come contrastare il terrorismo.
In mattinata Netanyahu ha visitato il negozio kosher dove Amedy Coulibaly ha ucciso quattro persone di religione ebraica. Ankara ha confermato che la moglie del terrorista, Hayat Boumedienne, è passata dalla Turchia in Siria l’otto gennaio.
Mentre il sito di Paris Match ha pubblicato alcune foto degli ostaggi del supermercato rifugiatisi nella cella frigorifera, il Corriere della Sera manda in stampa il libro Je suis Charlie. Matite in difesa della libertà di stampa, i cui proventi andranno alla redazione del settimanale francese.
Il ministro dell’interno italiano Angelino Alfano, intanto, dalle verifiche fatte rassicura su eventuali rischi di attentati al Vaticano, come invece da più parti si è appreso nelle ultime ore. Papa Francesco sostiene che la strage di Parigi nasce da una cultura che rigetta l’altro da sé, recide i legami più intimi e veri, finendo per generare violenza e morte. Parlando al Corpo diplomatico, poi, si è augurato che in Medio Oriente riprenda il negoziato e si arrivi ad una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente. E ancora: «Di fronte alla ingiusta aggressione, che colpisce i cristiani e altri gruppi etnici e religiosi in Siria e Iraq, occorre una risposta unanime».