Positivi, comunque, gli effetti della “legge Sirchia”
«In dieci anni sono diminuiti i fumatori ma le “bionde” continuano ad attrarre soprattutto i giovanissimi, a partire dagli 11-12 anni di età» ha sottolineato nei giorni scorsi il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in occasione del decennale dall’entrata in vigore della legge Sirchia che ha sancito lo stop al fumo nei luoghi pubblici.
Tra gli effetti positivi la diminuzione del 18% del numero dei fumatori (dal 23,8% del 2003 al 19,5% del 2014 secondo i dati Istat), quella dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno e quella del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco. I dati diffusi dal Ministero sembrano essere incoraggianti e i risultati positivi sembrano scaturire da una parte dall’ottima accettazione della legge da parte degli italiani e dall’altra dall’azione di supporto alla sua applicazione e al monitoraggio svolti dal Ministero e dai Carabinieri. Ad oggi, su oltre 35.800 controlli in tutta Italia presso diverse tipologie di locali, i NAS hanno rilevato solo il 5,8% di infrazioni, il 2% delle quali relative alla presenza di fumatori in luoghi dove non era consentito mentre il 3,8%, invece, legate alla mancata o non corretta apposizione dei cartelli di divieto.
La “legge Sirchia”, dunque, sembrerebbe aver prodotto buoni risultati.
Il rovescio della medaglia, purtoppo, riguarda un ulteriore abbassamento dell’età in cui si accende la prima sigaretta.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: senza andare troppo lontano è sufficiente soffermarsi davanti a un tabacchino di Nuoro di prima mattina (poco prima dell’ingresso a scuola) per assistere al triste spettacolo di adolescenti che fanno provvista di sigarette e con nonchalance scartano il pacchetto accendendo la prima sigaretta della giornata. Altri, più timidi e con la paura di essere scoperti, fanno altrettando nascondendola nella mano. L’effetto non cambia. Si avviano, più o meno consapevoli, a una vita da fumatori.
«Le statistiche dicono che c’è stato un incremento importante tra i fumatori giovanissimi, in età tra gli 11 e i 12 anni, e questo vuol dire che si è abbassato il livello di guardia e di consapevolezza ma anche di una stigmatizzazione del fumo» ha spiegato Lorenzin.
C’è stata una fase dopo la legge Sirchia in cui «fumare non era più di moda tra i giovanissimi, non lo si vedeva fare neppure nel mondo dello spettacolo, nel cinema o nella televisione ma oggi tutto ciò sembra superato – ha spiegato infatti il ministro – bisogna capire che questi sono campanelli d’allarme, a cui mettere rimedio con una grande sensibilizzazione perché non ci può essere indifferenza quando si tratta dei minori per questo è necessario investire in campagne di prevenzione e sensibilizzazione, nelle scuole e non solo».
L’effetto emulazione, la voglia di stare al passo con i più grandi sono i fattori principali che sembrano avvicinare i ragazzi al fumo: recenti dati del rapporto “Bes 2014” dell’Istat hanno in effetti evidenziato che gli adulti non sembrano dare il “buon esempio”: tra gli uomini, nel 2013, la percentuale più elevata di fumatori si osserva tra i 25 e i 34 anni (36,2%) e tra i 20 e i 24 anni (34%), mentre tra le donne si registra tra i 45-54 anni (22,1%).
Preoccupano, anche se apparentemente non altissime, anche le percentuali di fumatori tra i ragazzi di 14-19 anni (14,5% per i maschi e 8% per le femmine), perché anche in questo caso l’effetto emulazione potrebbe fare da traino anche per chi ha appena qualche anno in meno.
Il problema vero, evidentemente, è che anche in famiglia non si tiene alto il livello di guardia.
Purtroppo in molti casi le famiglie sono esse stesse composte da fumatori quindi come possono anche solo porsi il problema? Negli ambienti domestici si fuma normalmente davanti ai figli senza preoccuparsi troppo dei danni che si produce alla loro salute (oltre che a quella di se stessi). Assuefatti a fumo e sigarette, crescendo, i ragazzi si porranno il problema dei rischi ai quali andranno incontro?
Non è raro, inoltre, anche nelle nostre strade, vedere mamme che spingono le carrozzine con la sigaretta in mano.
«Fumare non rende più “cool”, è davvero una stupidaggine, ma una volta che si entra nella spirale è complicato uscirne» – ha quindi sottolineato Lorenzin rivolgendosi ai ragazzi e rimarcando che «la migliore maniera per non cadere nella dipendenza è non iniziare. Quando si smette di parlare di un problema si rischia di regredire, per questo faremo delle campagne contro il fumo ma anche contro altri fenomeni preoccupanti come l’abuso di alcol e le droghe e per sensibilizzare sulle malattie sessualmente trasmissibili», ha concluso, ricordando che nel 2013 una legge ha già vietato il fumo anche negli spazi esterni degli istituti scolastici e la vendita di prodotti del tabacco ai minori di 18 anni.
© Tutti i diritti riservati