C’è una piazza nel cuore di Nuoro che dovrebbe essere ribattezzata “Piazza Edera”. Si tratta della piazzetta Salvatore Satta (tranquilli, questa volta il nome è quello corretto…), sita nello storico quartiere di Santu Predu. Nel 2009 l’amministrazione comunale aveva reinserito tutte le piazze del centro storico nel progetto di qualità Polis – itinerari della cultura “Pratzas de Janas” (per un importo complessivo di importo complessivo pari a € 10.552.984,00), e tra queste sotto la voce di sesto intervento vi era la storica piazzetta su citata.
Il progetto prevedeva che l’agorà venisse completamente reinventata da una colata di cemento rifinito in granito, abbastanza discutibile, tipica di tutti i lavori urbani posti in essere negli ultimi anni. I lavori son stati conclusi da anni, ma la piazza ha ricevuto in dotazione transenne e reti di contenimento extra che danno l’idea di un termine che in realtà non c’è mai stato. Ma qual’ è la motivazione? Perché la piazza è ancora chiusa ed ampiamente trascurata?
In realtà il problema è un muro. Il muro sul quale sono state addossate le strutture in granito, disegnate per essere attraversate da piante rampicanti, e le sculture del noto scultore Pinuccio Sciola, ormai nascoste dall’edera che cresce selvaggiamente. Si tratta di un vecchio muretto che era stato costruito ai tempi di Grazia Deledda per mantenere l’orto della casa sottostante. Oggi, la struttura, non idonea, si trova a essere il fardello di un intero progetto.
Il proprietario della casa ubicata sotto la piazza, il cui terreno è diviso da quell’unico muro, aveva preventivamente avvisato l’amministrazione, prima che i lavori di rifacimento avessero luogo, che il muretto non era a norma perché fatto di sabbia. Ma i lavori sono andati avanti comunque.
Il collaudatore, l’ingegner Mario Giannasi, oltre ad aver consegnato una lettera in cui ammetteva che il collaudo provvisorio della piazza non sarebbe stato assolutamente approvato, è anche il padre della proprietaria dell’abitazione adiacente a quella del muretto incriminato.
Ecco cosa ci ha raccontato l’ingegnere. Lei doveva fare le prove di collaudo di una piazza che già sapeva non potevano essere realizzate se nel progetto non era previsto il rifacimento del muro che lei conosce molto bene? «Io ho vinto un bando pubblico ed ero il collaudatore di tutto il progetto “Pratzas de janas”, non solo di quella piazzetta. Mia figlia ha avvisato l’amministrazione ma il capo del procedimento ha deciso di andare avanti lo stesso. Ed io ovviamente non potevo far passare il collaudo, perché quel muro non rispetta i parametri di sicurezza».
I lavori, dunque, sono iniziati pur sapendo che la piazza non sarebbe mai stata inaugurata. La figlia dell’ingegnere si dice disposta a pagare la metà dei lavori per rifare il muro o comunque di seguire alla lettera ciò che il codice civile prescrive. Lo stesso Giannasi si rammarica, da esperto nel settore sa bene che se i lavori fossero stati fatti quando dovevano essere fatti i costi non sarebbero stati elevati come lo saranno ora.
E l’amministrazione? Che intenzioni ha? Salverà le sculture di Sciola dall’incuria e dall’edera? Salverà la piazza dall’abbandono e dal degrado?
Il presidente del Comitato di quartiere Santu Predu, Francesco Musina, si dice allibito. «Ci siamo lamentati più e più volte con l’amministrazione, ma nessuna risposta, e la piazza è ancora così».
Ma i problemi nello storico quartiere non si esauriscono qui.
Al Comitato non è mai stata fornita una sede fisica e per permettere ai membri di incontrarsi; questi, liberi cittadini, devono suonare i campanelli del rione sperando di trovare qualche signora anziana che conosca la vita di ogni singolo abitante del quartiere, per capire chi e quando puo essere disponibile.
Santu Predu, inoltre, è sprovvista di segnaletica stradale, le piazze non vengono pulite e sono abbandonate a se stesse, non è servita dall’ATP (servizio di trasporto pubblico locale) che non ha previsto la corsa di un pollicino che attraversasse le vie del centro storico, tanto richiesta, essendo la popolazione santupredina perlopiù anziana.
La speranza è che quella piazza ridiventi un luogo di incontro e di aggregazione o di gioco per i più piccoli, come vorrebbero le mamme del rione. Che le statue di Sciola vengano salvate e che i soldi, si tratta di milioni di euro, non vengano sprecati così, per un muretto.
Roberta Pirisi
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Dispiace… dispiace tanto che nel nostro bellissimo e amatissimo rione ci siano spazi ancora così abbandonati a se stessi e abbandonati all’incuria dei più… spazi che sono ricchi di storia e di ricordi (memoria di tanti santupredinos); spazi ricchi di cultura (a Cagliari hanno quasi -giustamente!- indetto uno “Sciopero Generale” per un murale cancellato di Sciola); spazi che potrebbero essere ricchi di tante attività e di bambini; spazi che potrebbero essere ricchi di gente che ha voglia di farli vivere.
Noi del Santu Predu Folk siamo testimoni ogni giorno della “malinconia” che questa meravigliosa piazzetta trasmette… avremo voglia di farla vivere, di riempirla di gente e dei nostri bambini che animano le nostre prove e il nostro tempo passato nella sede di Piazza Salvatore Satta. Ma tutto questo non si può: non si può per negligenza di tutti e di tanti! Non è solo un vecchio muro, una insolente edera, una recinzione di sicurezza che poco ha di sicuro… Non è solo colpa di un’amministrazione comunale, di un proprietario di casa o di un ingegnere… è colpa di ogni singolo che lascia che tali spazi vengano dimenticati e abbandonati all’incuria e alla maleducazione di quanti portano i cani a fare bisogni, di quanti lasciano cartoni di pizze e bottiglie vuote, di quanti prendono a sassate le pareti delle case prospicienti. È uno spazio che ha bisogno di essere vissuto, per poter così dimostrare e far crescere il bisogno e l’urgenza che si arrivi finalmente ad un “compromesso” per poter ricostruire un muro, tagliare l’edera, eliminare una recinzione e far riposare i vecchi al sole e ricordare “de chie fit s’ortu chi b’aiat inoche?”, far giocare i bambini, far cantare quattro giovani a tenore, far fare un ballu tundu a qualcun altro.
Associazione Folkloristica Santu Predu - Nuoro