Tutti i comuni italiani sono stati chiamati a fare una ricognizione delle società partecipate al fine di chiudere gli “enti inutili” e partecipare così alla riduzione della spesa pubblica.
La sezione sarda della Corte dei conti ad aprile ha verificato messo in atto una verifica dei Comuni che hanno adottato la delibera è di quelli che, invece, sono in ritardo.
Tra i comuni più popolati mancavano solo Nuoro e Quartu S.Elena. Al 31 dicembre, termine previsto dalla legge di stabilità 2014 Nuoro è rimasto l’unico comune a non avere adempiuto a quanto previsto dalla norma nazionale.
Inoltre è stato impedito al Consiglio di discutere nel merito della situazione di alcune partecipate come il consorzio ATI, in trasformazione da sette anni, o dello stato di quello universitario
Il consigliere di minoranza Marcello Seddone fa il punto della situazione.
«L’11 aprile è stata depositata presso la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti un’interessante relazione delle partecipazioni detenute dai comuni sardi. Il monitoraggio delle municipalizzate è inserito nei programmi di revisione della spesa soprattutto per verificare sprechi e servizi inutili che inevitabilmente si trasformano in tasse per i cittadini.
Anche il Comune di Nuoro – precisa Seddone – è oggetto dell’analisi con varie luci e ombre. Infatti, è ricordata la vicenda dell’ATP dove “viene precisato che il Consorzio è in fase di trasformazione in S.p.A.”. Operazione che, è bene ricordarlo, è stata deliberata dal Consiglio Comunale di Nuoro nel dicembre 2007.
Non è esaltante neanche il riferimento alle informazioni rese riguardo alle scuole civiche di musica dove la nostra amministrazione rientra tra quelle che “non hanno reso corrette dichiarazioni alla Corte dei conti, non indicando in sede di rilevazione istruttorie, le proprie istituzioni di Scuole Civiche di musica” e pertanto la Corte dei Conti ha riscontrato “l’inaffidabilità delle dichiarazioni rese in sede istruttoria”, rilevando comunque la ricezione di contributi regionali per questa attività.
Il rilievo principale tuttavia è la constatazione, fatta ormai nove mesi fa, che tra i Comuni della Sardegna con più di 30.000 abitanti Quartu S. Elena e Nuoro (indicato come unico capoluogo di Provincia inadempiente) erano i soli a non aver adottato la delibera di ricognizione delle proprie partecipate prevista dalla normativa nazionale.
Nel corso di questo periodo Quartu ha recepito la “ramanzina” della Corte dei Conti rispettando il termine del 31 Dicembre previsto dalla Legge di Stabilità 2014, perciò noi siamo rimasti il fanalino di coda. In questo caso difficilmente la Giunta Bianchi potrà dire che è colpa dello Stato, o della Regione, o di chi chiunque altro.
L’aspetto più grave però, almeno dal mio punto di vista – continua il Conisgliere – non è il mancato rispetto dei tempi o l’ennesima pessima figura ma l’aver impedito al Consiglio di affrontare l’argomento stesso. Discutere in aula questo aspetto entro il 31 dicembre avrebbe permesso ai Consiglieri di discutere della situazione della Nuoro Ambiente la cui vita sociale è terminata (almeno a quanto prevede lo statuto) con la fine dell’anno, soprattutto ora che il progetto del nuovo bando è stato pubblicato con dei costi che, apparentemente, sembrano molto più bassi e con più servizi di quello attuale con un alone di mistero che porta a chiedersi sul perché non sia stato fatto prima, oppure quali siano i costi nascosti.
Avremmo parlato dei consorzi come il Consorzio Grazia Deledda o del Consorzio Cuncordia il quale avrebbe dovuto sciogliersi, sempre secondo lo statuto votato dal Consiglio Comunale, nel 2012 e sulle cui modalità di proroga avevo presentato un’interrogazione al Vice sindaco Moro (il quale aveva profetizzato l’approvazione della delibera entro settembre, evidentemente poco conscio dei tempi tecnici del Comune di Nuoro, nonostante la ormai ventennale esperienza nei banchi della maggioranza).
Sarebbe stata l’occasione per parlare del destino del Consorzio Universitario, da cui è stata ritirata l’adesione nel 2011, e della Fondazione mai nata (forse per ragioni di mancato accordo sulle poltrone) e magari qualcuno avrebbe potuto chiedere perché non siamo ancora andati da un notaio per completare la trasformazione dell’ATP in Società per Azioni.
Tutto quello che rimane – conclude Marcello Seddone – è una doppia negligenza della Giunta Bianchi, ossia essere gli unici a non aver adempiuto alla legge e non aver permesso al Consiglio di discutere della partecipate.
Sono curioso di vedere su chi scaricheranno la colpa questa volta».
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