Due vittime e danni per oltre 20 milioni di euro
Sono trascorsi dieci anni dall’alluvione che nel dicembre del 2004 colpì Villagrande Strisaili. In quel fatidico 6 dicembre la furia della natura uccise Assunta Bidotti e al sua nipotina di soli tre anni Francesca. Il paese e i suo territorio subirono danni quantificati in oltre 20 milioni di euro. Nella giornata di ieri, il Consiglio comunale del centro ogliastrino ha celebrato il tragico evento; insieme al sindaco Giuseppe Loi e agli altri amministratori dei paesi della zona, erano presenti alla commemorazione il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda.
Durante il dibattito preceduto da un video che ha raccontato e fatto rivivere quei drammatici giorni, è stato più volte ricordato che, dopo dieci anni di blocco totale dei progetti, in soli sei mesi la Giunta regionale guidata da Pigliaru ha sbloccato la situazione: tre settimane fa, infatti, il presidente in qualità di commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico, ha firmato le ordinanze che danno il via libera ai progetti di ricostruzione, imprimendo così una decisa accelerata a procedure di fatto paralizzate. I progetti di ricostruzione di Villagrande sono 6, e muovono fondi per un totale di circa 11 milioni di euro, precisamente 10,418, soldi della Cassa depositi e prestiti “spostati” sul conto della Regione. Il primo atto concreto per Villagrande dopo dieci anni è dunque arrivato dalla Giunta Pigliaru il 17 novembre, vigilia dell’anniversario dell’altra terribile alluvione, quella di un anno fa, con la firma dei primi due progetti, per un totale di 2,2 milioni, e gli altri quattro a seguire. Tutti i progetti devono essere aggiudicati entro il 31 dicembre. Ci sono poi 3 milioni di opere da realizzare con fondi statali e sono in corso di progettazione. La Regione lavorerà inoltre per ottenere altri finanziamenti in modo da arrivare a un totale di 21 milioni, cifra stimata per la ricostruzione completa della cittadina.
«La cosa che mi colpisce nel vedere le immagini di quel giorno è il profondo senso di solitudine che dovete aver provato davanti a una tragedia così grande – ha sottolineato Francesco Pigliaru. Il segnale che vogliamo dare è che dobbiamo essere insieme non solo nella tragedia ma tutti i giorni e nella maniera più operativa possibile”. Secondo il Presidente “il punto è essere pronti nell’allarme e nell’azione. Sto parlando di mitigazione del rischio, di educare i nostri bambini come fanno i giapponesi, che sin da piccolissimi sanno come comportarsi in caso di terremoto. Abbiamo ereditato un sistema di prevenzione pieno di falle e per questo abbiamo lavorato immediatamente per il centro polifunzionale della Protezione civile. Ancora, siccome crediamo che per tutelare davvero l’ambiente e di conseguenza le vite umane sia necessaria una buona dose di saggezza, proponiamo regole che sottoponiamo al dibattito. Per quanto riguarda il dopo – ha aggiunto il presidente della Regione – per affrontare i danni, chiediamo responsabilità. Nostro dovere è sbloccare i fondi il prima possibile ed è quello che stiamo facendo, ma poi dobbiamo spenderli dove il rischio è maggiore, andare a mitigare dove sono i rischi veri, evitare l’assalto alla diligenza da parte di chi non ne ha realmente bisogno o ne ha meno bisogno di altri. Quello che faremo ora è quello che sanno fare perfettamente i giapponesi, lavorare su una cultura della protezione civile. Nelle prossime settimane parleremo del nostro progetto sull’istruzione – ha concluso il presidente Pigliaru – che va a contrastare fortemente il grave problema della dispersione scolastica. All’interno di quello troveranno spazio l’educazione e la preparazione ad eventualità come queste, ed è un altro passo concreto per superare la solitudine e andare avanti insieme».
«Prima di tutto voglio dire che, tutti, dobbiamo avere un senso diverso di come stanno insieme le istituzioni in Sardegna. Abbiamo una società sarda che non crede più nell’utilità delle istituzioni, e se passano dieci anni senza che si riesca a sbloccare un solo progetto, allora il dubbio è legittimo”, ha detto l’assessore Maninchedda. “Ora, come facciamo noi a dimostrare che c’è stato un cambio di passo, che siamo una Giunta che vuole lavorare bene per gli altri e non per propri interessi? Servono sacrifici, è il potere non si è mai sacrificato: noi siamo, e vogliamo sempre più essere, amministratori che non usano il consenso ma che lavorano molto per migliorare le cose. L’Italia non produce più ricchezza – ha sottolineato il titolare dei Lavori Pubblici – e la Sardegna ancor meno, con un gettito fiscale diminuito di 200 milioni e una sanità che divora 3 miliardi e 200 milioni, ma quando si prova a cambiare le cose in tanti insorgono per dire che quello che c’è non si tocca. Ma nella conservazione non c’è futuro. E allora, come facciamo a mettere in sicurezza il territorio con pochi soldi? Questa Giunta ha deciso di indebitarsi, contraendo un mutuo da 600 milioni per le infrastrutture della Sardegna, gran parte per il dissesto idrogeologico. Si deve andare presto a progettazione, definitiva ed esecutiva, bisogna educare all’emergenza e fare le prove di protezione civile. Noi saremo con Villagrande per fare cose concrete, per aprire cantieri nei quali vorrei vedere coinvolte le imprese sarde. Vogliamo premiarle le imprese sarde – ha concluso l’assessore Maninchedda – Ma alle imprese diciamo di associarsi, perché l’anno prossimo avremo una montagna di denaro da distribuire, oltre un miliardo di euro, e dobbiamo distribuirlo bene. Noi, da parte nostra, vigileremo attentamente su quei cantieri».
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