Si è svolto venerdì a Cagliari, organizzato dalla Commissione Regionale Pari Opportunità, un interessantissimo convegno dal titolo “Contrastare la violenza sulle donne: nuovi strumenti, nuove prospettive”, al quale hanno preso parte importanti personalità del mondo politico, giuridico e sociale: l’Assessore Regionale al Lavoro Virginia Mura, la dott. ssa Ornano, giudice presso il tribunale di Cagliari, alla dott.ssa Angela Ronchini, presidente dell’Associazione Articolo 51; l’ avvocatessa Rosanna Mura, Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari, la dott.ssa Nicoletta Malesa, Presidente dell’Associazione Centro d’Ascolto uomini Maltrattanti CAM del nord Sardegna. Erano inoltre presenti l’Associazione Centro antiviolenza Progetto Donna Ceteris e Donne al Traguardo.
Obiettivo del convegno era far conoscere le principali novità introdotte dalla Legge 119 del 2013, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere.
La legge introduce alcune novità riguardanti le aggravanti della pena e la procedura processuale, garantendo alla donna maggiore sicurezza e tutela. Le nuove disposizioni introducono anche l’idea del possibile recupero del maltrattante. Su quest’ultimo punto in particolare si è poi soffermata l’attenzione e il dibattito. La dott.ssa Ronchini infatti ha posto una serie di perplessità sul recupero degli uomini maltrattanti, insistendo su alcune lacune procedurali nei casi di denuncia di violenza da parte delle donne. «Non c’è un immediato intervento che garantisca alla donna che telefona ad un centro anti-violenza o che va dai carabinieri, la sua sicurezza – spesso i centri non hanno posto per ospitare le donne che hanno subito violenza e che quindi si vedono costrette a tornare dal coniuge violento». La dott.ssa Ronchini ha inoltre sottolineato come la poca presenza delle donne nelle istituzioni e nella magistratura sia significativo della scarsa attenzione al problema.
La dott.ssa Ornano, giudice, ha ricordato che per la legge esiste una vittima sì ma che in quanto super partes, la legge deve anche garantire la “tutela” di colui che viene accusato.
Le novità introdotte con la legge 119 mirano ad una maggiore celerità nella procedura, sia nella fase che riguarda le indagini sia in quella processuale. Grande attenzione e curiosità ha suscitato l’intervento della presidente del CAM (Centri d’ascolto per i maltrattanti), che ha illustrato insieme alla criminologa del centro Roberta Dessì, come funziona lo sportello e la tipologia degli uomini che si rivolgono a questo servizio.
Le rappresentanti dei centri Donna Ceteris e Donne al Traguardo, dott.ssa Asunis e Dott.ssa Sarais, hanno sottolineato come il fenomeno della violenza di genere sia presente anche in Sardegna,e come le percentuali delle vittime sia in costante crescita. Hanno tenuto a sottolineare che in Sardegna esiste una rete di collaborazione tra i vari centri che operano nel territorio e che non capita di dover dire “non c’è posto” ad una donna che ha bisogno di un luogo sicuro dove stare con i propri figli.
I centri infatti, in costante contatto tra loro, collaborano e se le case protette di Cagliari o della provincia, ad esempio non possono ospitare le vittime si chiede si chiede la disponibilità a Nuoro, Sassari o ad Olbia. Gli argomenti hanno suscitato poi un vivace dibattito poiché solitamente, quando si sente in TV e nei giornali episodi di violenza sulle donne di donne, la reazione è di rabbia e non si pensa al “LUI MALTRATTANTE” come soggetto da tutelare ed aiutare.
Si è provato ad analizzare la situazione da un punto di vista diverso, senza preconcetti, partendo dal fatto che esiste un grave problema per il quale è necessario trovare delle soluzioni. Queste non possono essere solo la reclusione del maltrattante ma è necessario attuare degli strumenti per un intervento di recupero degli uomini ma anche attivare della campagne di sensibilizzazione efficaci per far conoscere a più utenti possibili il fenomeno. Infine, come è stato sottolineato da più parti, l’introduzione di programmi didattici, già a partire dalla scuola primaria, che educhino le nostre future donne e uomini alla differenza di genere, al rispetto dell’altro, alla conclusione pacifica dei conflitti e alla gestione delle emozioni.
Stefania Chisu
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