La festa del donatore con l’avis dorgalese, in programma per domenica 19 ottobre. La sezione locale, circa 290 associati, festeggerà i suoi venticinque anni di attività in compagnia dei colleghi volontari di tutta l’isola, che giungeranno in paese per portare il saluto e l’affetto di numerose Avis sarde. L’appuntamento è alle 9 nel cortile esterno della sala consiliare (casa Dore), da dove ci si dirigerà in corteo verso la chiesa parrocchiale per assistere alla messa, in programma per le 10.
Dopo la funzione religiosa, i partecipanti si recheranno al monumento ai caduti, dove come da tradizione, verrà posata una corona d’alloro in ricordo dei caduti di tutte le guerre. Tornati nella sala consiliare, i partecipanti potranno assistere al saluto delle autorità e ad un convegno-dibattito. In programma anche il pranzo, previsto per le 13,30.
«Era il novembre 1989 quando con un gruppo di amici, trenta era il numero minimo previsto, fondammo la sezione locale dell’Avis». Racconta Nino Mereu , presidente pro tempore dell’Avis dorgalese, che ricorda i requisiti minimi per donare il sangue, cioè avere almeno diciotto anni di età, un peso non inferiore ai cinquanta kili, essere in buone condizioni di salute. Donare periodicamente il sangue, come è noto, è un gesto di grande altruismo, ma anche una pratica salutare consigliata dai medici.
Il personale sanitario, oltre a rilasciare gratuitamente i risultati delle analisi sui campioni di sangue prelevati, ristora ogni donatore, generalmente offrendo una bibita ed un panino. «Lo sforzo di questi anni – conclude il presidente Mereu – è stato sensibilizzare la gente all’importanza della donazione del sangue, in particolare la fascia d’età tra i 18 e i 33 anni. I risultati sono stati incoraggianti, anche se a Dorgali abbiamo la potenzialità numerica per fare sempre meglio. Al netto delle cose che ricordiamo sempre, come la gratuità delle analisi o le rassicurazioni ai più timidi, la molla che fa scattare la volontà di donare il sangue è sempre il desiderio di aiutare concretamente chi soffre. Spero saremo sempre in molti a capire che bisogna essere concretamente vicini a chi è stato meno fortunato, prima di trovarci noi stessi dall’altra parte».
Pierfrancesco Lostia
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