Tutto questo è giusto?
I protagonisti li chiameremo solo con l’iniziale del nome, secondo il loro volere. Un volere che, per rispetto della dignità umana di persone che vivono il dramma di aver perso un lavoro e rischiano, per di più, di ritrovarsi da un momento all’altro per strada cerchiamo di rispettare e tutelare.
La storia è paradossale ma di questi tempi ormai niente riesce più a stupirci.
G. è una ragazza di 28 anni con quattro figli, il più grande dei quali ha dieci anni mentre il più piccolo due. Il marito faceva l’operaio e dopo 12 anni di lavoro (nel corso del quale gli è stata garantita l’assicurazione per soli due anni), è stato licenziato perdendo dunque il sostentamento per la propria famiglia.
G. non si spaventa, del resto ha un piccolo lavoro part time da 700 euro mensili (in nero, ovviamente) ma si rimbocca le maniche come ha sempre fatto e cerca di andare avanti.
Come però? Solo l’affitto costa 300 euro; per andare a lavorare deve viaggiare dal paese dove attualmente vive con la sua famiglia fino a Nuoro e i soldi vanno via anche in benzina; poi bisogna mangiare, vestire i bambini, ci sono le bollette da pagare… insomma tutte le spese che bisogna affrontare quotidianamente ma con un’entrata del genere e praticamente impossibile.
G. e il marito allora si sono decisi: attorno alle cinque di stanotte hanno preso i loro bambini, qualche materasso e alcune coperte e hanno occupato un’abitazione riservata dal Comune per l’emergenze abitative, a Preda Istrada, in via Su Pinu.
La Polizia Municipale, questa mattina, durante un controllo si accorge che l’alloggio è occupato e, pur riconoscendo il dramma umano della coppia, da esecutore della legge deve attuare i provvedimenti legislativi che in questi casi impongono: G. e la sua famiglia, avendo commesso un abuso, deve per forza sgomberarlo.
Il paradosso vuole che quella casa, riservata proprio a chi, come queste persone, si ritrova in una condizione di temporanea emergenza abitativa, sia materialmente sfitta, per quanto gli agenti sostengano che sia già stata assegnata.
Altri residenti del rione, che hanno vissuto la stessa situazione di G. ci informano che nella zona ci sono altre due abitazioni comunali riservate alle emergenze, sfitte da anni, che però non possono essere assegnate in quanto dichiarate inagibili.
Questa mattina il consigliere comunale Massimo Floris, che si sta occupando del caso, ha informato gli assessori ai Servizi sociali e all’edizia, Mario Angioi e Raimondo Deiara, i quali hanno messo subito in contatto G. con un assistente sociale.
Il colloquio è in corso in queste ore.
Nel frattempo G. il marito e i loro quattro bambini vivono il dramma di trovarsi senza un tetto. Noi ci chiediamo se tutto questo, al di là dell’abuso commesso, sia eticamente corretto.
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