Tempi maturi per introdurre lo standard unico nel sardo scritto, ma il futuro degli uffici pro sa limba sarda è ancora oscuro
Sono questi i due messaggi contrastanti emersi lunedì 8 settembre nella sala del consiglio provinciale, durante il convegno dal titolo “Bilinguismu creschet”, dove sono stati presentati i risultati del progetto “Bilinguismo sardo-italiano: linguaggio e cognizione”. Tema centrale del dibattito sono stati gli obiettivi conseguiti dai progetti e dai laboratori con cui il sardo è stato portato nelle scuole, in particolare in alcuni istituti della provincia, tra cui Fonni, Nuoro e Mamoiada , cioè in un’area geografica dove il sardo ha conservato una notevole purezza ed una larga diffusione intergenerazionale. Grande consenso ha riscosso l’intervento di Antonella Sorace, docente presso l’università di Edimburgo.
L’interesse internazionale verso il bilinguismo sardo è crescente ha puntualizzato la docente, che ha dato conto di alcune statistiche assai significative. L’apprendimento linguistico è più agevole tra i sei e gli otto anni di età e i bimbi bilingue hanno una padronanza consapevole di parole e significati, che utilizzano correttamente senza confondere i due schemi linguistici, italiano e sardo in questo caso.
Numerosi i docenti e gli altri operatori di lingua sarda presenti, che hanno gradito particolarmente il passaggio in cui la Sorace ha sottolineato l’importanza vitale dell’insegnamento della lingua nella scuola. Per quanto sia importante apprendere il sardo in ambito familiare e sociale, ciò non è sufficiente. Riferendosi alla Scozia dove la lingua gaelica è insegnata da anni nelle scuole, la docente ha detto che numerosi studi hanno dimostrato come chi ha appreso la propria lingua nazionale anche a scuola ha una maggiore conoscenza del proprio territorio, della propria cultura ed in generale un bagaglio cognitivo rafforzato.
La docente ha detto infine di non voler entrare in merito alla questione se il sardo possa essere considerata una lingua unica viste le varianti parlate, ma ha evidenziato con forza che la standardizzazione del sardo scritto, già esistente ed il suo uso in ogni ambito sociale, sarebbe uno strumento di grande efficacia per trasmettere la lingua alle generazioni future. Presenti le istituzioni provinciali, in particolare con l’assessore alla cultura Gianfranca Logias che ha voluto ringraziare pubblicamente i docenti e gli operatori della lingua sarda per il loro prezioso lavoro ed in particolare per il supporto garantito alle scuole. Di rilievo l’intervento dell’assessore regionale Claudia Firino che, associandosi ai ringraziamenti della Logias per gli operatori, non ha risparmiato critiche alla giunta Cappellacci, sottolineando la necessità di fare un salto di qualità. Di fronte alle domande degli operatori presenti, che esprimevano la forte preoccupazione di veder chiudere gli uffici della lingua sarda e chiedevano un immediato provvedimento della giunta per il rifinanziamento degli sportelli, ha risposto: « Ho già detto che è mia intenzione mandare avanti gli uffici, ma per fare questo dovete essere ben retribuiti, non si può fare gratis. Io sono molto sensibile alle tematiche del lavoro, ma non posso promettere niente ».
Una risposta che non soddisfa le aspettative di circa un centinaio di lavoratori legati a questo settore educativo e culturale.
Pierfrancesco Lostia
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Mi spiace doverla contraddire, ma non è corretto dire che il “tema centrale del dibattito sono stati gli obiettivi conseguiti dai progetti e dai laboratori con cui il sardo è stato portato nelle scuole”. Non abbiamo portato avanti alcun laboratorio o progetto generico. La nostra è stata un’indagine sulle competenze linguistiche e cognitive di parlanti bilingui e monolingui di età compresa tra i 6 e gli 8 anni.
Cordialmente
Manuela Mereu