Intorno alle 19.00 sono arrivate alla spicciolata davanti alla gradinata della Stazione ARST di via Lamarmora. Poi, “un fiume rosso”, impetuoso, ha iniziato seguire il suo corso! Le donne di Nuoro hanno aderito massicciamente alla manifestazione organizzata dalla FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) per dire no alla violenza di genere.
Ultimamente il femmincidio in Italia è esploso come un’epidemia: mogli e fidanzate (in qualche caso anche figli) massacrate dai propri compagni senza una spiegabile ragione.
In silenzio e con grande dignità è stata percorsa la via Lamarmora e poi il Corso Garibaldi per arrivare fino a piazza San Giovanni, dove il corteo (composto oltre che da donne anche da numerosi esponenti dell’altro sesso, anch’essi listati in rosso), si è radunato e sono stati letti brani aventi in oggetto la violenza contro le donne che a volte scaturisce per delle vere e proprie banalità, intercalati da passi teatrali.
Uomini che odiano le donne e le feriscono nella loro femminilità, dignità e umanità.
«Siamo qua per donne che non hanno più la parola, uccise barbaramente dai loro compagni, non si capisce se con lucidità o perché presi da un momento di follia. Sappiamo solo che alcune di esse hanno lasciato orfani propri bambini, i quali, quando apprenderanno ciò che hanno fatto i loro padri, proveranno contro di questi odio e rancore» precisa Maria Candida Atzori presidente della FIDAPA.
Una simile partecipazione alla manifestazione era disattesa dalle stesse organizzatrici. La fierezza e il contegno delle donne barbaricine si è evinta in questa situazione, nel rispondere concretamente alla morte con la vita.
Vannina Mulas, commissario straordinario del Consorzio Biblioteca Sebastiano Satta, ha sottolineato che «l’intera comunità ha risposto in modo positivo all’invito, guai se oggi non si pensa a educare le nuove generazioni alla cultura dell’affettività,dell’uguaglianza e delle pari opportunità per entrambi i sessi».
La stessa opinione è stata espressa dal vice sindaco Leonardo Moro: «le istituzioni devono supportare la famiglia nell’educare i figli, nel rispetto delle differenze di genere, senza precludergli opportunità di lavoro e istruzione, solo in base al sesso».
Nuoro come altre città della Sardegna e d’Italia, ha detto no a un fenomeno che si colloca in una linea di confine tra una vita di apparente normalità e un mondo di violenza fisica e psicologica di cui ancora troppo poco si parla.
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