Ambiente, archeologia e qualità dei servizi contrastano la crisi ma il caro traghetti condiziona pesantemente le sorti economiche dell’isola.
Impegnata già da alcuni anni nel rinnovamento della propria offerta turistica e nella promozione delle sue ricchezze agroalimentari ed ambientali nelle fiere nazionali ed internazionali, Dorgali si libera solo in parte dai guai derivati dalle insostenibili tariffe marittime da e per la Sardegna. «Dal 20 aprile al 4 maggio abbiamo avuto 6202 visitatori nei nostri musei e siti archeologici – spiega il personale della pro loco – i dati si riferiscono al villaggio nuragico di Serra Orrios, a Nuraghe Mannu, al sito di Tiscali e alle grotte di Ispinigoli e del Bue marino».
I flussi: In primavera sono soprattutto gli escursionisti, in gran parte sardi ed alcuni stranieri e le scolaresche a garantire la presenza di turisti. «Aprile ha registrato un esito positivo per noi, in particolare ha tenuto bene Tiscali, con le sue 1188 presenze, mentre la grotta di Ispinigoli (2235 visitatori) e le grotte del Bue marino (1781 presenze) hanno marcato il segno più rispetto allo stesso periodo del 2013. L’anno scorso – precisano alla Pro loco – il maltempo non aiutò e quest’anno i numerosi ponti festivi hanno indubbiamente incoraggiato le persone a spostarsi. Maggio invece è stato avaro ed anche se non disponiamo ancora di tutti i dati, pensiamo ci sarà un 50% in meno di presenze».
Turismo di nicchia: «Sono alcuni anni che il turismo ambientale ed archeologico è cambiato» – afferma Giampiero Cucca della Ghivine (la cooperativa che gestisce per conto del comune i siti di Tiscali, Serra Orrios e Nuraghe Mannu) – che prosegue «I frequentatori dei musei sono tendenzialmente in calo e comunque costituiscono una fonte di presenze variabile. Quello che invece è il tesoro degli ultimi anni per Dorgali è il vero appassionato di archeologia ed escursionismo. Si tratta di turisti esigenti che vogliono conoscere a fondo il nostro territorio e la sua storia ricercando servizi di qualità, dalla spiegazione approfondita di un sito nelle diverse lingue, all’indicazione delle strutture in cui consumare cibi tipici e genuini».
Marco Canu (presidente della Ghivine) illustra il ritorno economico di cultura e ambiente per altri operatori: «In questi 15 giorni dal 20 aprile al 4 maggio abbiamo garantito oltre all’escursione il pernottamento in bed and breakfast e agriturismi e la ristorazione, almeno per l’80% dei nostri clienti. Da ora in poi crescerà il flusso di stranieri che normalmente non viaggia in nave ma in aereo».
Chiaroscuro: Se ambiente e archeologia si confermano carte vincenti, il turismo di mare e dei grandi alberghi e al palo. Per ora le grandi strutture sono chiuse e di prenotazioni per i mesi estivi ve ne sono ben poche. L’unanime giudizio degli operatori è che il caro traghetti continui a pregiudicare le sorti turistiche. «La mancanza degli italiani è il dato più allarmante – dichiara Flavio Gagliardi direttore dell’acquario, struttura anch’essa in linea con le presenze dell’anno passato – basta scorrere i numeri forniti dall’autorità portuale di Olbia per constatare il crollo degli sbarchi negli ultimi tre anni. La mancanza degli italiani e specialmente dei turisti automuniti è fattore che ha colpito duramente anche l’agroalimentare dorgalese, per il quale le estati rappresentavano guadagni certi e cospicui». Conclude Gagliardi: «I voli low cost rappresentano certamente un surrogato importante, ma i prezzi del trasporto marittimo rischiano di trasformarsi in un handicap strutturale».
Pierfrancesco Lostia