Deaiara e un’equipe di esperti elaborano una proposta di modifica alla legge sull’edilizia popolare
La proposta sulla modifica della legge sull’edilizia popolare presentata dal deputato socialista Di Lello lo scorso 20 maggio, alla quale hanno collaborato l’assessore comunale all’Urbanistica Raimondo Deiara, con lo staff di professionisti nuoresi composto dall’architetto Tito Antonio Magliocchetti e dall’avvocato Adriano Catte, punta sul fatto che l’estinzione del diritto di prelazione non sia più legato alla rendita catastale ma al valore reale di vendita dell’immobile.
Questa eventuale modifica consentirebbe all’Ente pubblico di mettere insieme un budget da reinvestire nella costruzione di nuovi alloggi popolari.
Lo stato di fatto, però, non è questo, come ha spiegato ieri l’assessore Deiara, in occasione di una conferenza stampa.
Le case popolari sono abitazioni costruite da un ente pubblico ( Stato, Comune o Regione) mentre la gestione è affidata a istituti o fondazioni.
Nei casi in cui gli enti necessitino di liquidità per edificare nuovi alloggi, in genere, ricorrono alla vendita degli alloggi popolari già locati. Attualmente le Istituzioni non riescono a fare cassa a causa della lacunosità delle normative vigenti che disciplinano il complesso sistema dell’edilizia popolare. Normalmente gli appartamenti inseriti in un complessi di case popolari posto in vendita sono acquistati dagli inquilini stessi che li abitano, grazie al cosiddetto diritto di prelazione, e il riscatto avviene a un prezzo agevolato.
In base alla legge, poi, l’ex assegnatario divenuto proprietario dell’immobile potrà rivenderlo, se vuole, trascorsi dieci anni dalla data del contratto d’acquisto.
Semplificando la normativa, nel momento in cui l’immobile è rimesso in vendita dal privato, l’Ente pubblico che gestisce gli alloggi popolari vanta su di esso il diritto di prelazione su questo. Cosa avviene nella realtà? Se l’Ente preposto a esercitare il diritto di prelazione, entro i 60 giorni di tempo previsti non comunica la volontà d’acquisto, questa automaticamente decade. Non disponendo dei fondi necessari, in genere gli Enti difficilmente rivendicano tale diritto. Il titolare, tra l’altro, può estinguere il diritto di prelazione spettante all’Ente versando una somma pari al 10% del valore totale dell’immobile che viene calcolato sulla rendita catastale e non sui prezzi reali del mercato immobiliare.
È in questa fase che avviene la speculazione da parte dell’assegnatario che subentra come proprietario effettivo di un alloggio popolare.
Facendo un esempio concreto: a Nuoro un alloggio popolare di circa 63 metri quadri ubicato in via Nuraghe è acquistato dall’assegnatario all’Ente preposto per un valore complessivo di 19.000,00 euro, versando un 10% effettivo per estinguere il diritto di prelazione, una miseria se si pensa che a sua volta l’appartamento sarà rivenduto per un importo non inferiore a 81.900,00 euro. Tali stime sono state ricavate da uno studio effettuato dall’Assessorato comunale all’Urbanistica.
Dunque se dovesse essere approvata la proposta di modifica, tornando all’esempio precedente, il valore di estinzione del diritto di prelazione sarebbe da calcolare su un importo pari al 15% della vendita finale dell’immobile (ovvero sugli 81.900,00 euro).
In questo modo, se è vero che la casa è un diritto di tutti, si creerebbe realmente un circuito di danaro da reinvestire nella costruzione di nuovi alloggi popolari, arrestando il fenomeno di un mercato immobiliare che lucra sulle abitazioni appartenenti alla comunità.
So. Meloni © Tutti i diritti riservati