Simone Cualbu e Luigi Manunta rispettivamente presidente e direttore delle Coldiretti Nuoro e Ogliastra prendono posizione sulla questione delle pecore nere a Ottana.
«Sapere che al centro della Sardegna abbiamo uno stabilimento come la Centrale di Ottana, dove non sono applicate le migliori tecniche disponibili finalizzate alla protezione dell’ambiente nel suo complesso, commenta Simone Cualbu, è un pericolo che rischia di far saltare tutto il sistema agroalimentare locale. Pensiamo al latte che viene prodotto nella media valle del tirso nonché alle imprese che trasformano quel latte come la cooperativa Lacesa: l’agroalimentare, che trascina l’economia del territorio, potrebbe subire danni inimmaginabili. E chi pagherà il danno? Solo quello di immagine sarebbe devastante. Perché un solo imprenditore dovrebbe condizionare l’economia di oltre 2000 imprese agricole che da sempre operano nella media del Tirso non ammettendo immediatamente per l’incidente delle pecore nere le sue responsabilità ma, anzi, attaccando come è successo quando ha dichiarato che gli agricoltori hanno interesse a prendere gli incentivi sulla gallina pratoiola dimenticando però di dire che Ottana Energia riceve diversi milioni di euro di incentivi dallo Stato? Le imprese agricole ed i loro dipendenti sono meno importanti di quelli che lavorano nella centrale di Ottana? Tutti possono fare impresa ma devono rispettare anche il territorio e gli altri settori produttivi, cosa che tale vicenda non ha dimostrato: si è fatta sperimentazione senza alcun rispetto del territorio ma nascondendo quello che si stava facendo dentro la centrale».
Aldo Manunta precisa:«è evidente che avere impianti fortemente inquinanti in un territorio delicato come quello della piana di Ottana sia ormai anacronistico. Far convivere una centrale con bassi livelli di sicurezza con il sistema agricolo ed agroalimentare è impossibile e con questo incidente siamo stati ad un passo dal disastro. Ma non solo: abbiamo un territorio ad alto pregio ambientale che offre l’habitat ideale per la gallina prataiola senza contare le altre zone sic. Ebbene, cosa si vuol fare? Veniamo a sapere che l’esplosione è stata causata da una sperimentazione fatta senza alcun criterio: il territorio deve sopportare ancora queste cose?»
Cualbu e Manunta, ribadiscono che se ci sarà un processo la Coldiretti si costituirà parte civile. L’agricoltura e l’agroalimentare hanno già pagato abbastanza, ora è il momento che chi ha inquinato paghi! Concludono.
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