La ASL raccomanda agli allevatori di suini di adottare tutte le precauzioni per evitare il contagio
Tra il 25 e il 28 aprile scorso, gli uomini del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di Nuoro hanno rinvenuto in località “Sa ‘e sos frores”, sul monte Ortobene, le carcasse di due cinghiali, un maschio e una femmina. La scoperta ha fatto scattare l’allarme per il timore che potesse trattarsi di un eventuale infezione da Peste Suina Africana (PSA).
Gli organi interni dei due animali sono stati esaminati presso la sede di Nuoro dell’Istituto Zooprofilattico. L’esito degli accertamenti, purtroppo, è stato positivo per entrambi gli animali, evidenziando, dunque, che il virus della PSA, già localizzato nelle scorse settimane dei dintorni di Macomer, ha colpito anche la popolazione di cinghiali presente nell’areale del monte Ortobene. Il fatto è di particolare gravità dal momento che gli animali selvatici hanno maggiore libertà di movimento nel territorio e, a differenza di quelli di allevamento, risultano più difficili da controllare.
La scoperta del focolaio evidenzia una situazione sanitaria d’allarme per il territorio nuorese, da monitorare continuamente.
Gli allevatori di suini domestici, qualora non adottino, con il dovuto rigore, gli accorgimenti necessari ad evitare l’introduzione del virus nel proprio allevamento, sono particolarmente esposti al rischio di contagio dei propri animali.
A tale proposito la ASL raccomanda, in particolare:
• di tenere i maiali confinati all’interno dei locali di allevamento, (dove necessario, utilizzare la doppia recinzione), al fine di evitare il contatto diretto con i cinghiali o eventuali maiali bradi, dallo stato sanitario sconosciuto;
• evitare di somministrare ai maiali, residui di cucina o scarti derivanti dall’utilizzo di carne di cinghiale, in quanto potenzialmente infetti;
• cercare di scongiurare l’introduzione, all’interno dell’allevamento, di parti di carcasse di animali, portati ad esempio da cani.
È di estrema importanza che chiunque ne venga a conoscenza, segnali tempestivamente, al servizio veterinario e/o al Comune, la presenza di carcasse di animali (selvatici o domestici) in modo da poter intervenire per la loro immediata distruzione. Abbandonare carcasse infette sul territorio, esponendole così al consumo da parte degli onnivori suini – domestici o selvatici -può aumentare notevolmente alla diffusione della malattia, poiché il virus permane nel sangue e negli organi interni degli animali morti, anche se questi sono in avanzato stato di decomposizione.
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