Tanti lavoratori oggi festeggiano il 1 maggio con l’amaro in bocca: cassintegrati, disoccupati e disperati senza una via di uscita per loro e le loro famiglie. Tante realtà industriali e imprenditoriali isolane che una volta funzionavano oggi sono ferme e hanno difficoltà a ripartire.
La storia che stiamo per raccontarvi è simbolica e parla di un’azienda che una volta era il fiore all’occhiello nel contesto nuorese per produttività e personale impiegato. L’impresa, a causa di un prestito regionale mai arrivato, non è riuscita a ripartire.
Lo stabilimento Idea Motore sorge nella zona industriale di Prato Sardo a Nuoro e si occupava della realizzazione di motori elettrici per lavatrici. Ha avviato la produzione nel gennaio 2001, impiegando ai suoi esordi pochi dipendenti, circa 20, che nel tempo sono diventati un’ottantina: erano stati tutti assunti a tempo indeterminato. L’elemento fondamentale che contraddistingueva questa attività, era costituito dal fatto che circa il 70% del personale era femminile di diverse fasce d’età: che in una realtà come quella nuorese, dove l’occupazione femminile non è altissima, costituiva una boccata d’ossigeno e una bella novità esponenzialmente in crescita.
Questa azienda, è rimasta in attivo fino al 2008, anno dell’inizio della crisi. Per sette anni la sua produzione era ai massimi livelli: si facevano doppi turni di lavoro, che diventavano anche tripli quando si aggiungeva quello notturno per riuscire a consegnare tutte le commesse in tempo.
Unica in Sardegna in questo tipo di produzione, è stata per diverso tempo motivo di vanto per Prato Sardo e la provincia nuorese: la crisi, purtroppo ha ribaltato le cose, perché l’azienda ha iniziato ad vere una mancanza di liquidità per pagare i fornitori. Inizialmente, per risolvere il problema, si era chiesto un finanziamento alla SFIRS, da restituire con gli interessi, ma il piano di rilancio con queste modalità era stato lasciato in stand-by. La conseguenza è stata la drastica riduzione del personale, con l’80% in cassa integrazione, mentre i pochi dipendenti rimasti hanno continuato a lavorare fra mille difficoltà e senza continuità e con i ritmi ai quali erano abituati.
Attualmente c’è un curatore fallimentare, il quale ha optato per la cessione della gestione temporanea all’ azienda AM ITALIA. Recentemente sono stati riassunti a tempo indeterminato 12 lavoratori e la maggior parte di essi è in mobilità. Nel frattempo sono stati presentati nuovi progetti alla regione, per poter integrare alla realizzazione dei motori elettrici, altre produzioni attingendo ai cosidetti fondi FRAI, che vengono dati ad aziende che abbiano dichiarato fallimento da almeno 3 anni. Per l’ex Idea Motore, il punto rimane che la SFIRS non si è espressa ufficialmente ne in negativo ne in positivo sull’erogazione della cifra utile per il rilancio aziendale, con effetto che non può essere rilevata da AM ITALIA. Insomma è vittima di una una burocrazia farraginosa. Ormai è una corsa contro il tempo: fra aste continuamente andate deserte (la prossima è il 22 maggio), ma soprattutto, dato che a breve scadrà nuovamente il contratto d’affitto ed è indubbio che il curatore fallimentare è disposto a concedere un’ulteriore proroga.
Dunque in questo primo maggio ci sono 80 lavoratori, con le loro rispettive famiglie, tenuti sul filo del rasoio e senza la certezza che il problema venga risolto tempestivamente. Da capire il perché un’azienda che era in attivo, per un momento di difficoltà, sia stata bloccata più che dalla crisi dai cavilli istituzionali, insomma l’ennesima storia all’italiana che incide negativamente sul nostro territorio.
Paolo Sanna © Tutti i diritti riservati