Il lento incedere degli uomini lungo la navata della Cattedrale sulle note dell’inno responsoriale gregoriano Prosternimus preces ha suggestivamente dato inizio al concerto che nella sera del Lunedì Santo il Complesso Vocale di Nuoro ha offerto alla città nell’ambito dei festeggiamenti per il trentennale dalla propria costituzione.
Trent’anni di costante ricerca e approfondimento (sempre sotto la direzione della stessa fondatrice, Franca Floris) nel campo della musica vocale che hanno condotto la compagine nuorese ad un ruolo di primo piano in campo nazionale ed internazionale, segnati da numerosi successi nelle principali competizioni canore, importanti collaborazioni e da una sempre crescente attenzione da parte del pubblico, che anche ieri sera non ha tradito le aspettative affollando gli spazi di S. Maria della Neve.
Stabat Mater è il significativo titolo di un programma che racconta la Quaresima e la Passione, tempi di penitenza, purificazione e conversione, che canta il dolore della Madre di Gesù, dolore di tutte le Madri per la perdita dei loro figli, che trovano una sintesi ideale nella “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa effigiata nel manifesto dell’evento.
Un percorso che dal canto gregoriano, attraverso la polifonia rinascimentale, fino alle più ardite proposte di composizione contemporanea, introduce idealmente al clima di mistico raccoglimento della Settimana Santa.
Più volte sono risuonate le parole della sequenza attribuita a Jacopone da Todi, Stabat Mater: nella sovrana bellezza improntata alla semplicità dell’omonima composizione per doppio coro di G.P. da Palestrina, in Vi adoro, brano nel quale il compositore veneto Manolo da Rold evoca le suggestioni delle processioni vissute al suo paese da bambino e nell’Attitu del conterraneo veronese Mauro Zuccante. Opera quest’ultima dedicata al Complesso Vocale e orgogliosamente presentata in prima assoluta, ispirata da un Attitu registrato ad Ossi nel 1964 ed incluso nella nota raccolta etnomusicologica di Carpitella, Sassu e Sole dove la melodia in lingua sarda è stata affidata alla voce di Carmela Podda, mentre le sezioni femminile e maschile si alternavano nell’esposizione di alcuni versetti dello Stabat in emozionante contrasto.
Di grande impatto acustico e sensoriale infine le interpretazioni “spazializzate” dell’inno gregoriano Crux fidelis nella rielaborazione di Giovanni Bonato, tra i più noti ed apprezzati compositori della nuova scuola veneta, e dell’ormai classico Immortal Bach del compositore contemporaneo norvegese Knut Nystedt, costruito sul celebre Komm, süsser Tod bachiano dal quale parte, librando le voci in ricche e ardite armonie.
Un programma di grande varietà e difficoltà interpretativa, concluso da un lunghissimo e caloroso applauso.
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