Il sistema era questo: l’impiegato, 49 anni, nuorese, operativo presso il centro di smistamento postale di viale Sardegna, intercettava tra la posta in arrivo le carte di credito inviate dagli Istituti bancari ai loro clienti. Al “furbetto”, una volta appropriatosi dei codici pin che le banche per prassi spediscono successivamente, si aprivano tutte le porte per prosciugare a piacimento il conto corrente dei malcapitati.
Approfittando del lasso di tempo che intercorre da quando la carta di credito e il relativo pin venivano consegnati dall’ufficio postale al titolare, solitamente una ventina di giorni, l’impiegato utilizzava la carta per effettuare diverse spese: dal pellet per stufe al mangime per cavalli, ai numerosissimi rifornimenti dai distributori di benzina spersi per tutto il territorio isolano.
Le indagini della Polizia Postale, guidata dal responsabile della Sezione Telecomunicazioni Nuoro Pierluigi Sanna, non sono risultate certamente semplici ma alla fine l’imbroglio è stato scoperto.
L’uomo ha effettuato anche diversi prelievi dai bancomat mentre la Polizia Postale era già sulle sue tracce, rendendosi irriconoscibile attraverso continui cambi di identità e utilizzando anche dei travestimenti.
L’indagine è partità dalla denuncia di un noto commerciante del nuorese, accortosi che dal suo conto corrente c’era un ammanco di circa nove mila euro effettuati in transazioni.
Proseguendo con gli accertamenti il nucleo investigativo della Sezione Telecomunicazioni si accorge che ci sono svariate denunce di questo genere rilasciate da privati cittadini nelle diverse stazioni locali della Polizia e dei Carabinieri. Per ora le persone accertate che hanno subito la truffa sarebbero una decina, per un importo complessivo che varia dai 15 ai 20 mila euro ma non si esclude che il raggiro abbia riguardato un numero più ampio di persone e dunque una quantità di denaro maggiore.
Per l’impiegato, il Gip Claudio Cozzella ha emesso un provvedimento di sospensione dal servizio – in vigore da oggi – e la misura cautelare dell’obbligo di firma. Deve rispondere di peculato, falso e introduzione abusiva in sistema informatico.
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