Nuoro. One man show: Ivano Marescotti

NUORO – Romagnolo doc, dopo gli esordi in teatro con Il Labirinto (scritto e diretto da Armand Gatti) nei primi anni Ottanta Ivano Marescotti approda al cinema diretto da grandi registi italiani e internazionali agli inizi degli anni Novanta. Parallelamente all’attività di attore, si dedica al recupero del dialetto romagnolo e nell’ambito di questa ricerca incontra il poeta Raffaello Baldini (Sant’Arcangelo di Romagna 1924-2005), suo conterraneo, stringe con lui una profonda amicizia stimolandolo a scrivere per il teatro.

Baldini, poco prima di morire, consegna a Marescotti (per il quale aveva già scritto alcune pieces) il suo ultimo testo dal titolo La Fondazione (redatto in dialetto romagnolo con alcune parti in italiano), dandogli carta bianca sul suo utilizzo.

L’attore (originario di Bagnacavallo), come ci racconta lui stesso in unintervista nel dopo spettacolo, impiega otto anni a fare sua l’opera. E la fa sua veramente, al punto da raggiungere a una finezza interpretativa del mettere in scena il personaggio e delle sfumature del suo carattere che si fatica a credere di trovarsi dinnanzi a una finzione scenica.

Ivano Marescotti, in “La Fondazione” (foto S.Novellu)

Il personaggio protagonista della Fondazione “è un personaggio bislacco”, un personaggio senza nome che per tutta la vita colleziona cose del passato, dai giradischi, alle penne, ai manifesti e volantini elettorali, fino agli oggetti più insignificanti, come le cartine con cui si avvolgono le arance oppure  i tappi di bottiglia, tutto rigorosamente ordinato per tipo nei vari ambienti della propria casa, all’interno della quale ormai fa fatica a muoversi anche lui, dovendo saltare cumuli di “roba” anche solo per allontanarsi dal divano verde, unico arredo presente in scena insieme al plaid scozzese che sarà utilizzato solo in chiusura.

Quella “roba”, apparentemente inutile, rappresenta se stesso e il suo passato; sono i suoi ricordi, ricordi che il progresso e la cultura dell’usa e getta vorrebbe spazzare via… spazzando via in questo modo anche lui, che invece non vuole morire, «non è ancora tempo!».

Rimasto solo in questa lucida follia – la moglie e i figli lo hanno abbandonato al proprio destino – si rende conto della propria solitudine e del fatto che la fine della propria esistenza si avvicina. Scatta a questo punto in lui un dilemma: cosa fare della “roba” accumulata durante la propria vita. Ai figli non interessa nulla «quelli vorrebbero addirittura rifare il bagno di questa casa, cambiando persino le mattonelle, per affittarla, quando io non ci sarò più».

Ivano Marescotti, in “La Fondazione” (foto S.Novellu)

Ecco l’idea: si potrebbe fare una Fondazione che si occupi della salvaguardia della folle eredità. Un’ora e mezza di spettacolo, il cui ritmo oscilla da una profonda introspezione a sprazzi di ironia e sarcasmo a dir poco esilaranti.

La regia dello spettacolo, prodotto da Nuova Scena (Arena del Sole  – Teatro Stabile di Bologna), è di Valerio Bianasco, le scenografie sono curate da Carlo De Marino, le musiche da Arturo Annecchino, le luci da Vincenzo Bonaffini, i costumi da Elena Dal Pozzo, il suono da Giampiero Berti mentre l’assistente alla regia è Roberto Turchetta.

La Fondazione è l’ultimo appuntamento in cartellone per la Stagione si prosa 2013-2014 organizzata dal Cedac al Teatro Eliseo di Nuoro.

S. Novellu © Tutti i diritti riservati

LEGGI ANCHE:

Ivano Marescotti dagli esordi a teatro al cinema internazionale

Share
Published by
Sonia