NUORO. Dismessi i panni del protagonista della Fondazione, l’ultimo scritto del caro amico nonché poeta romagnolo Raffaello Baldini, incontriamo Ivano Marescotti nei camerini del Teatro Eliseo.
L’aspetto è quello di una persona comune, pullover e scarpe da tennis, cordiale e dalla stretta di mano vigorosa, vigorosa come la sua recitazione, una recitazione che spesso lo ha relegato nel personaggio del cattivo, soprattutto al cinema, dove ha al suo attivo oltre cinquanta film sotto la direzione di alcuni tra i maggiori registi italiani – Silvio Soldini (L‘aria Serena dell’ovest), Marco Tullio Giordana (Pasolini. Un delitto Italiano), Pupi Avati (Dichiarazioni d’amore) a Roberto Benigni (Johnny Stecchino e Il Mostro), Carlo Mazzacurati (La lingua del Santo) – e internazionali – Ridley Scott (Hannibal), Antony Minghella (Il talento di Mr. Ripley) a Antoine Fuqua (King Artur).
Molte anche le serie televisive, tra cui la fortunata serie Raccontami, sugli anni Sessanta «interrotta dalla RAI… – rivela – per ragioni puramente politiche nonostante l’enorme successo di pubblico riscosso».
Marescotti, romagnolo doc, la cui carriera inizia proprio a teatro nei primi anni Ottanta, nonostante la notorietà gli sia arrivata invece dal cinema e dalla televisione, è alla sua prima esibizione nuorese e rivela di essere stato «piacevolmente colpito dall’attenzione e dalla risposta del pubblico dell’Eliseo e in generale di quello sardo, sempre molto numeroso»
Ci racconta della lunga amicizia con l’autore e del dono fattogli da quest’ultimo poco prima di morire, del manoscritto originale della Fondazione, che poi lui porterà in scena, dopo un’elaborazione durata ben otto anni.
«Si tratta un personaggio bislacco – spiega Marescotti -, attaccato alla vita e alle cose, persino le più inutili come possono essere le carte con cui si avvolgono le arance; per quanto consapevole che questo accadrà è uno che non vuole morire, e che dopo aver accumulato “roba” per tutta la vita, rendendosi conto di essere giunto al termine della propria esistenza si pone il problema della fine che faranno le cose che ha accumulato per tutta la vita. E’ così che affiora l’idea di creare una fondazione».
Lo ringraziamo e lo accompagniamo al rinfresco che lo attende al bar dell’Eliseo, dove si festeggia l’appena conclusa Stagione di Prosa organizzata dal Cedac.
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