«La Sardegna non è immune dal fenomeno mafioso»
Sarebbero fra i 500 e gli 800 grammi di esplosivo ad aver fatto saltare in aria ieri mattina a Lanusei la Renault Clio di Roberto Aresu, il rappresentante di auto di 47 anni.
Questo è il risultato delle indagini da parte degli inquirenti che indagano sull’agguato avvenuto ieri a Lanusei nel quale ha perso la vita il commerciante che si trovava agli arresti domiciliari perché coinvolto in una truffa sulla vendita di automobili.
La salma è stata portata, dopo i rilievi eseguiti dalla Scientifica, nella camera mortuaria dell’Ospedale di Lanusei: l’autopsia sarà effettuata dall’anatomopatologo Roberto Marcialis .
I funerali sono stati fissati per domani e si terranno nella chiesa di Santa Maria Maddalena.
Intanto il Capo della Squadra Mobile di Nuoro Fabrizio Mustaro in una intervista rilasciata all’ANSA dichiara che: «ciò che colpisce è la tecnica usata, che non è quella degli agguati dal muretto a secco tipica della cultura barbaricina e ogliastrina», secondo Mustaro infatti il killer conosce bene il meccanismo o per averla appresa negli ambienti carcerari o per una passione per gli esplosivi e per l’elettronica ma la criminalità organizzata è un altra cosa.
L’antropologo Giulio Angioni tuttavia in un intervista rilasciata al giornale online Sassari Notizie nel luglio 2013, afferma che in realtà quello mafioso è un fenomeno estremamente adattabile, quindi il nostro territorio non ne sarebbe per niente immune.
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