Mario Dondero: a proposito di Robert Capa

Domenica 23 marzo alle ore 18.00, il museo MAN di Nuoro ha ospitato Mario Dondero, protagonista di un incontro incentrato sull’importanza di Robert Capa nella storia e pratica del fotogiornalismo, a partire dall’analisi della celeberrima fotografia “Morte di un miliziano lealista”, scattata in Spagna nel settembre del 1936 e visibile al museo in occasione della mostra “Robert Capa. Una vita leggermente fuori fuoco”. Durante l’incontro, Dondero ha raccontato Robert Capa e, attraverso quest’ultimo, se stesso e la sua lunga carriera di reporter. Al centro del discorso, l’autenticità, a lungo messa in discussione, del noto scatto che ritrae la morte del miliziano “Taino”, ucciso sulla collina de Las Malaguenas, a Cerro Muriano (Cordoba) il 5 settembre 1936.

L’incontro, organizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Ogros, che ha curato la mostra di Mario Dondero, “A proposito di Robert Capa”, attualmente in corso a Villanova Monteleone, sarà anche l’occasione per conoscere i racconti del fotografo milanese, vissuto a contatto con importanti artisti e intellettuali come Dino Buzzati, Salvatore Quasimodo, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Maria Callas e Samuel Beckett, collaborando con realtà editoriali come Le Monde, L’Espresso, Le Nouvel Observateur, L’Unità e L’Avanti.

Dondero, nato il 6 maggio del 1928, è una figura importante e originale del fotogiornalismo, autore di una fotografia umana, semplice e diretta, priva di retorica e teatralità. Profondamente influenzato da Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, il suo lavoro rivela un forte impegno civile. Giovanissimo partecipa alla Resistenza e, dopo la conclusione del conflitto, comincia la sua carriera giornalistica, orientando il suo approccio ad un’indagine di carattere sociale. Mario Dondero fa allora parte a Milano del gruppo detto dei “Giamaicani”, dal nome del Bar Giamaica, luogo di incontro e appuntamento di numerosi artisti ed intellettuali. Nel 1955 si trasferisce a Parigi. La frequentazione degli ambienti intellettuali parigini lo conduce a scattare la celebre fotografia che raggruppa Alain Robbe-Grillet, Claude Simon, Claude Mauriac, Jérôme Lindon, Robert Pinget, Samuel Beckett, Nathalie Sarraute e Claude Ollier, e che ha cristallizzato l’apparizione del movimento detto del “Nouveau Roman”. Dagli anni Settanta realizza nuovi reportage di carattere sociale e di impegno civile e politico: dalle torture in Algeria alle indagini del tribunale Russell a Stoccolma fino al conflitto in Afghanistan.

Continua ancora oggi la sua attività. Numerose esposizioni gli sono state dedicate, in Italia e all’estero. Tra le più recenti quelle di Parigi nel 2006, Bruxelles nel 2009 e Londra nel 2011.

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Sonia