Un caso tutto nuorese
Con il nome di Postalino i cittadini di Nuoro definiscono comunemente l’autobus.
L’etimologia è nota: quando i primi autobus (le cosiddette “Corriere”) iniziarono a viaggiare per la Sardegna, molto prima della nascita dei servizi pubblici urbani, erano adibiti anche al trasporto della posta e erano dunque chiamati anche “Sos postales“.
Tipicità sarda quanto il casu marzu (formaggio con i vermi) e i nuraghi, il postalino, per quanto non abbia segnato in profondità la storia della Sardegna è un termine che prima o poi non sarebbe strano ritrovare in un dizionario della lingua italiana, essendo ormai entrato a far parte della parlata quotidiana di tutti i nuoresi e non solo.
Il termine “postalino” è stato trasmesso di generazione in generazione, di bocca in bocca. C’è chi gli ha dedicato una canzone, come il gruppo Frammenti anni ’60 e c’è chi, tra i fuori sede nuoresi, non è mai riuscito a eliminarlo dal proprio vocabolario contagiando tanti che non ne erano a conoscenza e l’hanno fatto proprio.
Insomma la fierezza del nuorese si nota anche in queste piccole cose; certo è che se riuscissimo a valorizzare e tutelare il patrimonio culturale nuorese con la stessa fierezza e voglia di valorizzare e tutelare certe “banalità” sarebbe già un primo passo per la rinascita di questa città che pare quasi rimanere in vita solo a parole.
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Sos contos sunu bellos, ma comente nata unu dizzu anticu cherene contaos bene e prezisos.
Su “Postalinu ” no est meda anticu comente paret dae s’articolu, e est naschiu pro biazzare dae “Giardinettos” (Piazza Mameli) a “Istiritta” (Piazza Veneto). Sa ditta chi ait l’appaltu fiti de Ziu Tonino Puggioni, su mere de s’arbergo matessi.
Pro n’ischire de prusu bastata de dimandare a su fizu Duminiche, chi ja er galu bibu e istata in Nùgoro.