Con l’arrivo della stagione turistica il Presidente dell’Apan (Associazione, Piccole e Medie imprese Sarde), Enrico Devoto, fa una riflessione se applicare o no la tassa di soggiorno.
«Recita testualmente il Dl. Del 14 marzo 2011 n.23 -art.4 imposta di soggiorno: i Comuni capoluogo di Provincia, le unioni di Comuni nonché’ i Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località’ turistiche o città’ d’arte possono istituire, con deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare,secondo criteri di gradualità’ in proporzione al prezzo, sino a 5 euro per notte di soggiorno. l relativo gettito e’ destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive,nonché’ interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali,nonché’ dei relativi servizi pubblici locali».
Secondo l’Apan l’applicazione del decreto, il quale può avvenire con discrezionalità, potrebbe essere un pericolosissimo boomerang per gli imprenditori turistici ma paradossalmente anche per gli stessi comuni fruitori delle entrate del tributo.
«Oggi, infatti, prendersi anche un breve periodo di vacanza sta diventando un lusso e di conseguenza si predilogono le mete piu’ abbordabili, mettendo magari in secondo piano la limpidezza del mare.- evidenzia Devoto- Oggi prima di decidere dove andare si fanno dei budgets precisi ed ecco che anche pochi euro possono fare la differenza. Il rischio che i titolari delle strutture ricettive possano perdere clientela e’ elevato, senza poi contare l’onere economico che devono sostenere per adempiere al ruolo di sostituto d’imposta li risarcisce?»
Da qui l’importanza, di cui al decreto che ha valorizzato da una parte un dialogo costante fra Comuni e Imprenditori turistici,veri conoscitori della complessa materia. Valutare attentamente i pro e i contro, le modalità’ di applicazione delle norme, la tempistica, gli importi da esigere secondo le stagioni e quelle esenzioni che a volte possono essere determinanti per una scelta.
«Questo dialogo esiste davvero o decidono i Comuni in maniera unilaterale ?» evidenzia Devoto
Ma, secondo l’Apan, il problema non sarebbe solo questo. Infatti, chi garantisce che, a fronte di un ulteriore sacrificio da parte del turista, i soldi incassati siano davvero destinati a finanziare gli interventi descritti nel decreto?
«Se, In Sardegna i comuni che hanno istituito l’imposta di soggiorno finora sono dieci, di cui nove in Provincia di Cagliari e uno, a Budoni, nella provincia di Olbia Tempio. Porto Torres e la Maddalena hanno istituito invece una imposta di sbarco,imposta che, per favorire la permanenza in loco del turista, non considera il pernottamento.
Mentre Fa riflettere che tre regioni come l‘Emilia Romagna, l’Abruzzo, il Friuli Venezia Giulia, dove il turismo e’ parte trainante dell’economia, hanno deciso di non istituire l’imposta di soggiorno, evidentemente, conclude il presidente Devoto, ci saranno stati buoni motivi».
Bisogna valutare attentamente che incassando questo tributo anziché’ arricchire potrebbe impoverire il territorio di pertinenza, dunque secondo l’Associazione di categoria, bisognerebbe pubblicizzare nei punti strategici, come la Bit per esempio, che in Sardegna l’imposta di soggiorno non è applicata nel territorio!
« Potrebbe essere un messaggio che in questo periodo di grande recessione può’ fare la differenza» precisa Devoto.
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