Fittizie indennità di trasferta per non pagare i contributi
Il meccanismo era questo: Il lavoratore, riceveva in busta paga esattamente quanto previsto dal contratto di assunzione, ma l’azienda, al fine di pagare meno tasse, trasformava una parte del reddito del lavoratore in indennità e rimborsi spese per trasferte (che non sono mai state effettuate).
Gli imprenditori “furbetti” , tuttavia, non sono sfuggiti agli accertamenti da parte della Guardia di Finanza.
La ricostruzione effettuata dalle Fiamme Gialle ha permesso di accertare che la società verificata ha indebitamente erogato a favore di tutti i propri dipendenti fittizie indennità di trasferta e rimborsi chilometrici con lo scopo di corrispondere parte dello stipendio (circa la metà) ai lavoratori senza sottoporlo alle ritenute fiscali e previdenziali eludendo, in tal modo, la normativa che prevede la non imponibilità delle somme corrisposte a titolo di indennità di trasferta.
Tale illecito ha anche causato un danno previdenziale agli stessi lavoratori i quali, in considerazione del fatto che l’attuale sistema pensionistico prevede il calcolo della futura pensione sulla base degli effettivi contributi che sono stati versati nel corso della carriera lavorativa, hanno visto drasticamente ridotto l’ammontare dei loro contributi versati in quanto calcolati solamente su una parte della retribuzione corrisposta. E’ evidente che se il datore trasforma una parte del reddito in rimborsi, i contributi per la pensione accumulati dal lavoratore saranno minori.
E’ da sottolineare poi l’aspetto distorsivo della concorrenza nei confronti delle imprese oneste. Abbattendo illecitamente il costo del personale, l’impresa disonesta farà più utili e più facilmente riuscirà ad aggiudicarsi commesse estromettendo quelle imprese che le tasse le pagano per intero.
Nel corso dell’attività lavorativa sono stati quantificati emolumenti indebitamente corrisposti quali indennità di trasferta e rimborsi chilometrici non imponibili per 1.223.765,00 euro e rilevate ritenute non operate e non versate per 281.466,00 euro. E’ stato, inoltre, rilevato un omesso versamento IVA pari ad 771.865,00 euro.
La situazione riscontrata è stata segnalata all’INPS per il recupero dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti ed il legale rappresentate della società verificata è stato segnalato alla Procura della Repubblica per reati tributari e per il reato di truffa ai danni dello Stato.
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