Quale argomento può prestarsi meglio alla strumentalizzazione dell’omofobia, soprattutto in periodo di elezioni, e diventare uno dei punti cardine dei programmi elettorali?
Il “caso nuorese” balzato agli onori della cronaca nelle scorse settimane (il pensiero che fosse stato un tantino strumentalizzato, dobbiamo ammetterlo, ci ha sfiorato) è stato prontamente messo a tacere stendendo sopra al termine incriminato un pietoso velo (un foglio bianco), che lo ha nascosto alla vista per qualche tempo.
Come tutte le coperte troppo corte, però, a furia di tirare, ci si scopre di nuovo. E in questo caso ci si riscopre di nuovo omofobi. Se la prima volta infatti il termine era uno, questa volta sono diversi (croci uncinate comprese), e uno più volgare e inqualificabile dell’altro.
«L’omofobia è la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio. L’Unione Europea la considera analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo.
Con il termine “omofobia” quindi si indica generalmente un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali».
Questa è la definizione del termine fornita da Wikipedia, una definizione accettabile che ben delinea l’oggetto di discussione. Un oggetto di discussione che fa molto discutere di sé, in un epoca nella quale da un lato le parti in causa tentano di difendere e far valere i propri diritti e di far comprendere agli scettici che la loro non è una patologia ma un’inclinazione naturale nei confronti del proprio sesso piuttosto che dell’altro, e che il vivere questo stato di cose non dovrebbe creare discriminazioni di sorta nei loro confronti e inficiare in alcun modo la propria esistenza, mentre dall’altro lato si storce il naso e, nonostante le apparenze, non si accetta che qualcuno possa essere diverso da sé. Già, di questo si tratta, di non accettare condizioni diverse dalle proprie, poiché accettandole si rischierebbe di stravolgere un ordine delle cose, un equilibrio consolidatosi nel tempo, fatto di “vivi e lascia vivere”… purché stai nell’ombra e pretendi troppo…
All’ideatore di questa “campagna pubblicitaria” che al momento non è dato sapere a cosa faccia riferimento, se di campagna pubblicitaria si tratta naturalmente, ma è ci troviamo di fronte a una semplice provocazione, bisogna dare atto che ha colpito nel segno e polarizzato l’attenzione sulla propria opera.
Geniale, 10 e lode!
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