I genitori di Francesco Rocca sono saliti al tavolo dei testimoni di pomeriggio.
Dopo la testimonianza chiave dell’amica e testimone di nozze Adriana Manca che ha confermato la tesi dei giudici ovvero dell’atteggiamento sospettoso di Francesco Rocca il giorno dell’omicidio della consorte, il 26 marzo 2008.
La donna ha raccontato che quella sera era partita da Gavoi subito dopo pranzo con Francesco Rocca e Anna Guiso, assistente e amante di Rocca, per delle cure dentali. Dopo alcune ore trascorse nello studio attendendo che la coppia finisse di lavorare, intorno alle venti, tutti e tre sono ripartiti da Nuoro per Gavoi.
È in questo tratto della testimonianza che l’amica dei coniugi ha raccontato dei particolari compromettenti sull’imputato che potrebbero aggravare la sua situazione. La Manca ha sostenuto che al rientro da Nuoro, giunti nel tratto di strada tra Lodine e Gavoi, il dentista rallentò accostando nell’altra parte della carreggiata rispetto al suo senso di marcia, con l’obiettivo di controllare la sua abitazione da lontano. La casa nella quale era già stato perpetrato l’omicidio nei confronti della moglie. Inoltre Adriana Manca ha raccontato che sospettava della relazione tra l’odontoiatra e la sua assistente. Accuse, tuttavia, che devono essere comprovate ulteriormente.
I momenti più drammatici e toccanti della fase processuale di ieri, sono stati quando hanno testimoniato i genitori di Francesco Rocca: Mariuccia Marchi, classe 1928, ex medico condotto di Gavoi e Antonio Rocca due anni più piccolo della consorte ed ex odontoiatra.
Un padre e una madre attanagliati dal dolore per la brutale scomparsa della nuora e la reclusione del figlio.
«Per noi Dina- hanno affermato entrambi in diversi momenti del processo – era una figlia, il giorno prima dell’efferato omicidio, nostra nuora era da noi con Elisabetta, sembrava serena e tranquilla».
Antonio Rocca ha parlato della situazione patrimoniale e economica del figlio: «mio figlio era generoso ma un pessimo amministratore del suo conto economico» ha sottolineato, quando gli avvocati difensori lo hanno sollecitato a giustificare dei soldi spesi dal figlio dal 2004 al 2012, Antonio Rocca ha precisato che quel denaro era stato utilizzato per comprare ben nove autovetture e un trattore.
Lo stato patrimoniale di Francesco Rocca era buono ma è stata confermata una posizione debitoria abbastanza ingente: «lui e Dina erano due spendaccioni – ha sottolineato il padre – hanno speso una grossa somma di danaro per ristrutturare abitazioni appena acquistate che era già perfette così e pronte a entrare».
Infine i genitori di Francesco Rocca hanno sottolineato che fino alla fine, assieme al figlio stesso, hanno condotto indagini private per capire chi avesse ucciso Dina Dore: «al tempo, ha raccontato Mariuccia Marchi, si interessò della nostra storia, il ministro dell’Interno Pisano, che mi esorto ad andare a parlare con la dirimpettaia, Lidia Piras, che la sera dell’omicidio senti piangere nostra nipotina per oltre un quarto d’ora. Ma non è emerso nulla di importante da questi colloqui, che avvennero semplicemente perché le vicine si fidano di me in quanto sono stata medico del paese. Ma fin ora gli sforzi di comprendere la verità sono stati vani».
La prossima udienza si svolgerà il 24 Gennaio.