Giovani da tutta la Sardegna: non potevamo limitarci a guardare
Poiù è una delle località più colpite di Torpè: in questa zona l’acqua è arrivata a sfiorare i 3 metri e mezzo d’altezza.
Franco, milanese sposato con una sarda, vive da due anni stabilmente in paese. In trent’anni anni una cosa del genere non l’aveva mai vista. Il giorno della piena lui assieme alla moglie ha tranquillamente cenato e si stava preparando per andare a riposare: «mancava la corrente elettrica dalle 16.30 del pomeriggio – racconta – ma non c’era molta pioggia, quindi abbiamo pensato che all’indomani tutto questo sarebbe cessato».
Intorno alle 19,00 la sua tranquillità è spezzata dalla telefonata di un compaesano: «fuggi, a diga ha ceduto»! Franco, come tutto il resto del paese trova rifugio nel punto più alto del paese. All’indomani, tutti sapranno che la diga non ha ceduto ma che in realtà le acque di ben sette fiumi provenienti dalla zona di Bitti, Lula e Onanì, unitesi in un onda gigantesca spinta da Cleopatra, si è abbattuta con impeto sovrumano sulla diga, sovrastandone il colmo per ben tre metri, per prendere poi la direzione del paese.
Ora tutti si chiedono: se il Consorzio di bonifica aveva proclamato lo stato di allerta, attraverso un fax arrivato di domenica mattina in Municipio, perché le istituzioni si sono mobilitate solo martedì mattina?
Sembrerà strano ma in questa storia di scarica barile tra gli Enti Pubblici, dei quali nessuno sembra avere responsabilità, c’è anche un risvolto positivo: sono gli angeli del fango, i numerosissimi giovani tra i 18 e 20 anni provenienti da tutta la Sardegna giunti a Torpè per dare una mano d’aiuto.
I primi arrivati in paese si chiamano Enrico e Luca Piras (di Cardedu), Maria Lai (di Perdasdefogu) e Simona Scanu (di Ierzu): «abbiamo sentito del ciclone in televisione e non potevamo certo assistere passivamente, seduti comodi sul divano, siamo disoccupati e siamo venuti qua a dare una mano», raccontano in una pausa dal lavoro di sgombero dal fango di una casa poco dietro il cimitero di Torpè.
L’alluvione di Firenze degli anni 60 ha lasciato il segno passando il testimone alle nuove generazioni che non di solo internet evidentemente vivono.
So. Me. © Riproduzione riservata