Ieri, 5 luglio, alle ore 19,00, negli spazi dell’ex Artiglieria di Nuoro, a cura dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, è stata inaugura la mostra dedicata alla preziosa opera di documentazione effettuata dal fotografo viennese Wolfgang Suschitzky della battaglia per l’eradicazione della malaria in Sardegna, condotta alla fine degli anni Quaranta e finanziata, tra gli altri, dalla Fondazione Rockfeller.
Le immagini di Suschitzky illustrano la fine di un incubo iniziato al tempo dei cartaginesi e che ancora agli inizi del ‘900 nell’Isola faceva duemila morti ogni anno. “The Sardinia Project” fu il nome del progetto durato quattro anni e terminato con un’incredibile vittoria. Ancora nel 1946 erano diecimila i malati primitivi e 65mila quelli recidivi; nel 1950 erano diventati cinquanta i nuovi casi, nel 1951 appena nove.
La malaria fu battuta con un’imponente guerra chimica, documentata da Suschitzky anche in qualità di operatore di due film – The Sardinian Project (1948) e Adventure in Sardinia (1950), in corso di acquisizione da parte dell’Istituto che i già detiene il fondo costituito dall’intero corpus di fotografie, un migliaio circa tra cui anche alcune stampe vintage, di cui la metà dedicate alla lotta dell’ERLAAS.
Le immagini della mostra dedicata dall’ISRE a Wolfgang Suschitzky
Fu un evento paragonabile alla fine di una dittatura, o di un inferno dantesco. Le terre malate divennero terreni rigogliosi e fertili, le spiagge inagibili aprirono le porte ai turisti. Per l’Isola fu la fine di un’odissea, l’uscita dall’oblio. Di quegli anni eroici in cui in Sardegna sconfisse la malaria, l’ISRE conserva intatta la memoria.
Today Sardinia tomorrow the world, lo slogan coniato per la grande campagna – letteralmente, “oggi la Sardegna, domani il mondo” fu il motto di un’impresa leggendaria voluta da organizzazioni ed enti internazionali potenti e prestigiosi: Rockefeller Foundation (supervisione e direzione scientifica), UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), ECA (Economic Cooperation Administration) ed ERLAAS (Ente Regionale per la Lotta Anti Anofelica in Sardegna), il braccio esecutivo presente nel territorio. Cospicui furono i fondi messi a disposizione: solo dal governo italiano arrivarono un miliardo e 250 milioni di lire.
Le fasi del progetto furono due. La Sardegna fu frazionata in quattro regioni, undici divisioni, quarantaquattro distretti. Furono individuati un milione e 250mila focolai. Nella prima l’obiettivo era distruggere le zanzare adulte e sono state bonificate abitazioni, edifici pubblici, scuole, casolari e fienili, ponti, pozzi minerari e cave, installazioni militari e persino grotte. Nella seconda fase, la così detta operazione anti larve, con aerei e squadre di disinfestatori a terra furono irrorati corsi d’acqua e paludi, e costruiti canali di bonifica. L’esercito dell’ERLAAS era composto da 32mila uomini, duecento automezzi e quattro aerei.
Dopo appena quattro anni (1946-1950), l’incubo cominciato con i cartaginesi era finito.
«Sono 190 immagini che documentano il senso di una grande impresa – spiega Paolo Piquereddu, già direttore generale dell’ISRE e curatore della mostra – un’operazione che coinvolse oltre trentamila operatori nel territorio, raccontando al contempo la Sardegna pre-industriale; in definitiva, un affresco di grande interesse».
«I locali del Magazzino 3 dell’Ex Artiglieria cambiano veste e da luoghi militari diventano ancora una volta spazi espositivi, dopo il successo della straordinaria personale su Dario Fo – aggiunge il presidente dell’Istituto Giuseppe Matteo Pirisi. Attraverso questa mostra fotografica raccontiamo un’impresa storica e suggelliamo la metafora di un’isola che con caparbietà sa superare le difficoltà e sa rinascere».
Negli scatti di Suschitzky la cronaca dell’impresa, le immagini e i volti dei protagonisti, diretti e indiretti. A questi volti sarebbe bello dare un nome: «Chi, tra i visitatori della mostra, si riconoscerà nelle immagini esposte, sarà omaggiato con un catalogo – conclude Pirisi».
Wolfgang Suschitzky: Il fotografo Wolfgang Suschitzky è nato nel 1912 a Vienna, da famiglia ebrea. Il padre, editore progressista e autorevole esponente socialista, creò nel 1901 la prima libreria socialista. Lasciata Vienna nei primi anni trenta, dopo un breve periodo in Olanda, nel 1935 si stabilì a Londra dove intraprese la carriera di operatore cinematografico e fotografo, divenendo presto noto per la serie di immagini su Charing Cross Road. Altrettanto famosi i ritratti di importanti scrittori, uomini politici e scienziati e alcune sue foto di animali, nonché una serie sui bambini. Quale operatore cinematografico ha lavorato per la Paul Rotha Productions la NBC, New York, e altri produttori realizzando circa 100 documentari e numerosi film fiction per il grande cinema.
Le sue immagini, presenti nelle principali gallerie fotografiche inglesi, sono conservate, tra gli altri, negli Archivi della città di Amsterdam, nel Haags Gemeentemuseum a L’Aia e alla Texas University ad Austin.
Wolf Suschitzky fu anche l’operatore di due film realizzati in occasione della campagna antimalarica “The Sardinian Project” (1948) e “Adventure in Sardinia” (1950), in corso di acquisizione da parte dell’ISRE, che invece già possiede il Fondo costituito dall’intero corpus di fotografie – circa 1.000 – realizzate in Sardegna nel 1948 e nel 1950. Circa 500 immagini riguardano la campagna per l’eradicazione della malaria condotta in Sardegna dall’ERLAAS alla fine degli anni quaranta e finanziata, tra gli altri, dalla Fondazione Rockfeller, mentre la restante parte attiene a luoghi e persone di diverse aree della Sardegna, da Cagliari a Dorgali, da Oristano a Olbia, realizzate dal fotografo per sua autonoma scelta.
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Mio padre Carlo Porcu lavorò nell’ERLAAS dal 1946 al 1950, Lavorava con l’allora dottor Mario Floris diventato poi professore. Si ricordava del fotografo inglese e ci ha raccontato di quel periodo. Se fosse stato ancora vivo sarebbe stato felicissimo di vedere la mostra ma è morto nel 2007 a causa del morbo di Parkinson forse favorito anche dal lavoro fatto in gioventù .Raccontava di aver trasportato e miscelato il DDT, di cui non si conoscevano bene gli effetti a lungo termine, senza alcuna protezione, a mani nude. Diceva comunque che per i risultati ottenuti ne era comunque valsa la pena .Farò di tutto per visitare la mostra..