Paure, perplessità, disagi e un pacco (vuoto) lasciato in dono per il presidente Pigliaru
«Ci siamo impegnati a fare un enorme investimento per il trasporto su rotaia, parliamo di 300 milioni di euro in due anni, ovviamente partiremo dalla linea principale, la Cagliari-Sassari-Olbia, l’obiettivo è quello di ridurne i tempi di percorrenza e di farlo in assoluta sicurezza. Per attuare questo dobbiamo investire in tecnologia… anche sulla tratta principale, infatti, abbiamo diversi passaggi a livello incustoditi…» così, il 15 luglio scorso, il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, da noi sentito a in occasione della firma, a Nuoro, Piano di rilancio del Nuorese. a pochi giorni dal disastro ferroviario avvenuto in Puglia che aveva provocato la morte di 23 persone e il ferimento di un’altra cinquantina di passeggeri.
In quell’occasione, il tentativo di spostare il discorso sulla Macomer-Nuoro era risultato infruttuoso e ci si era limitati a focalizzare l’attenzione sui futuri investimenti in tecnologia che, a detta del Presidente, sarebbero stati la soluzione al problema.
A distanza di 5 cinque mesi esatti da quelle dichiarazioni, il problema pare si sia iniziato ad affrontare, almeno così si dice, con la temporanea chiusura della tratta ferroviaria a scartamento ridotto Macomer-Nuoro per la sua messa in sicurezza, scattata prematuramente lunedì 12 dicembre, dopo l’annuncio della sospensione del servizio a partire dai primi giorni del 2017 e della sua sostituzione con autobus di linea, sempre ARST.
La repentina decisione ha suscitato nei più la paura che la cosiddetta sospensione si trasformi in una chiusura definitiva della storica e affascinante linea ormai ultra centenaria, che per quanto malandata (nonostante i corposi lavori di adeguamento dei binari effettuati a più riprese di recente) e servita da mezzi che possono vantare un’anzianità di servizio, in alcuni casi, di oltre un cinquantennio, rimaneva, comunque, la soluzione migliore (per non dire la meno peggio) per studenti, lavoratori pendolari e, soprattutto, anziani che, non potendo o non volendo utilizzare l’automobile per i loro spostamenti verso il Capoluogo barbarcino o quello del Marghine, affidavano alle vetuste Littorine le sorti delle loro trasferte quotidiane.
«Chiusura? Il servizio continua ad essere garantito da autobus sostitutivi» rassicurano e precisano intanto alla Stazione di Nuoro.
Questa mattina, proprio al capolinea dei binari nuorese, i Riformatori sardi hanno tenuto una conferenza stampa che ha visto l’intervento dl consigliere regionale Luigi Crisponi, del coordinatore per la provincia di Nuoro Roberto Lai e del sindaco di Bortigali Francesco Caggiari.
Ognuno di essi, come si può vedere nella video intervista ha manifestato il proprio disappunto sulla chiusura della tratta, manifestato perplessità sul suo reale ripristino, evidenziato le varie problematiche che quotidianamente è costretto a subire chi ogni giorno usufruisce del servizio e l’atteggiamento sull’argomento della Ragione.
«Un servizio sostitutivo farlocco» lo ha definito Crisponi: «gli autobus che sostituiscono le Littorine non raggiungono tutti i paesi», ha precisato il Consigliere regionale che incalza: «gli studenti di Lei, ad esempio, arrivano fino a Bolotana dopodiché si devono arrangiare con passaggi per i successivi cinque chilometri che li separano dal proprio paese oltre al fatto che i pullman impiegano venti minuti in più rispetto ai tempi di percorrenza del trenino».
Simbolo dell’incontro, un pacco regalo vuoto, lasciato in dono per il presidente della Regione «per ricambiarlo del vuoto che la sua politica sta lasciando nel territorio della Sardegna centrale»
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