Lui: «È stato un raptus, non so cosa mi sia preso e li ho uccisi, non ricordo nulla di quello che è accaduto». La Polizia: «poteva uccidere ancora»
LA CONFESSIONE: «È stato un raptus, non so cosa mi sia preso e li ho uccisi, non ricordo nulla di quello che è accaduto».
Non c’è una spiegazione nelle parole di Igor Diana, 28 anni di origini russe, figlio adottivo dei coniugi Giuseppe Diana, 67 anni, e Luciana Corgiolu, 62, uccisi nella loro abitazione a Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari.
NESSUN MOVENTE: Non c’è un movente per quella ferocia che lo ha spinto prima a colpire i genitori con un bastone e poi ad accanirsi su di loro con numerose coltellate.
Il giovane, fermato dopo una fuga durata 35 ore, ieri notte ha confessato il delitto al pm Daniele Caria, che era andato ad interrogarlo nell’ospedale di Iglesias dove si trova ancora ricoverato. È stato ferito da due colpi di pistola esplosi dai poliziotti contro i quali aveva cercato di sparare, ma l’arma si è inceppata, nell’estremo tentativo di fuggire.
Il 28enne è accusato di duplice omicidio volontario, tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. Gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, da mercoledì non hanno mai smesso di cercarlo, come non hanno mai smesso di lavorare per ricostruire il duplice omicidio.
UN OMICIDIO EFFERATO: «Chi ha avuto la sfortuna di fare il sopralluogo in quella casa – ha detto il capo della mobile – ha visto immagini a cui non ci si abitua mai». Una scena raccapricciante per gli investigatori, la casa piena di sangue e due corpi martoriati. Il delitto, secondo la ricostruzione, è avvenuto domenica sera. Igor avrebbe avuto una discussione con i genitori adottivi. Poi è andato a letto a dormire, ma in piena notte in preda a un raptus ha aggredito e ucciso padre e madre.
Un delitto d’impeto. Entrambi sono stati colpiti con un bastone e poi accoltellati più volte, la donna in camera da letto e il padre, che si è anche difeso con una sedia, in cantina. Il giovane è tornato poi a dormire, con a pochi metri distanza i cadaveri dei genitori e un mare di sangue. Il giorno dopo si è svegliato, cambiato gli indumenti – in casa sono stati trovati vestiti e scarpe sporche di sangue – poi è uscito. Nel corso della giornata è andato al bar, ha giocato alle slot machine, ha incontrato conoscenti e la sera ha comprato anche della droga, forse hascisc o marijuana. Poi è tornato a casa a dormire.
Martedì mattina qualcuno lo ha visto al Poetto, poi del giovane si sono perse le tracce, così come del fuoristrada grigio a bordo del quale si è allontanato e di una pistola Beretta calibro 7,65. L’epilogo delle ricerche ieri sera. Il fuoristrada viene segnalato lungo la Statale 293 a Nuxis, nel Sulcis. La vettura viene individuata e seguita da un elicottero dei Carabinieri, che segnala la posizione alla Polizia e alle altre pattuglie dell’Arma. Dopo un inseguimento a tutta velocità l’auto viene bloccata. Ma il giovane non si ferma. Sceso dalla vettura si punta alla tempia la pistola, poi la punta contro le forze dell’ordine premendo il grilletto e la polizia spara, ferendolo. Igor fugge a piedi ma viene bloccato, con in mano la pistola pronta a sparare. Durante il trasporto in ospedale non dice nulla. «Chi ha incrociato il suo sguardo per qualche secondo – ha detto il dirigente della Mobile – lo ha visto determinato e lucido».
Alcune ore dopo, incalzato dal pm, ha confessato.
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