Le antiche origini parmensi della più bella e famosa melodia d’amore sarda
Da Parma a Nuoro per ricostruire la storia della più bella e famosa canzone d’amore sarda, musicata da Giuseppe Rachel su versi di Salvatore Sini. Composta inizialmente come ballabile a tempo di Mazurka, il musicista in seguito ne fece un brano per banda musicale e infine per canto e pianoforte.
Quando si parla dell’ormai celebre canzone Non potho reposare, il pensiero va solitamente all’autore dei bellissimi versi, dedicati alla donna amata, A diosa (dal titolo originario del brano = dedicare ad una donna bella come una dea – dallo spagnolo endiosar), il poeta Salvatore (Badore) Sini, quasi sempre dimenticando l’autore della sua struggente musica, il musicista Giuseppe (Peppino) Rachel.
Il fatto è dal punto di vista musicale alquanto inusuale, dal momento, che per logica è il nome del musicista che predomina su quello dell’autore dei versi e non viceversa (sarebbe come che l’opera La Traviata fosse più conosciuta per l’autore del libretto, il poeta Francesco Maria Piave, che per l’autore della musica, Giuseppe Verdi ).
In tutto il contesto di A diosa, il musicista Giuseppe Rachel figura quasi come un’illustre sconosciuto, nonostante i grandi meriti artistici suoi e della sua illustre famiglia.
A riguardo, il noto scrittore Marcello Serra scriveva: «I Rachel, una famiglia dove il culto per la musica si trasmette di padre in figlio».
Per ricostruire la storia dei Rachel, che nel tempo si è fortemente radicata in Sardegna, bisogna risalire in Emilia Romagna, a Parma nel 1749, dove Filippo di Borbone insieme alla moglie Luisa Elisabetta, figlia di Luigi XV, fece arrivare dalla Francia alla sua corte, uno stuolo di artisti, tra cui il musico Francesco Rachelle (cognome originario dei Rachel) che ricoprì il prestigioso incarico di 1° violoncello di corte. Da Francesco nacque Pietro (1775 – 1836) che sempre a Parma ricoprì il ruolo di orchestrale (violoncello) dell’orchestra del Teatro Regio, alla corte di Maria Luiga d’Austria, moglie di Napoleone. Da Pietro, nel 1812 nacque Giovanni, anch’egli violoncellista. Coinvolto nel 1834 in un’insurrezione politica a causa del suo impegno antimonarchico, Giovanni fu costretto a prendere la via dell’esilio e a fuggire in Sardegna, stabilendosi a Cagliari. Nel capoluogo sardo si sposò ed ebbe 5 figli, tutti validi musicisti, tra cui il “nostro” Giuseppe.
Giuseppe Rachel nacque nel 1858; dopo un passato come suonatore nella banda del 34° Reggimento Fanteria nel 1896 fu direttore della banda musicale di Tempio e insegnante di canto (ebbe tra i suoi allievi anche il tenore Bernardo Demuro, che poi divenne una celebrità internazionale). Da testimonianze storiche, risulta che a fine Ottocento, la musica di quella che poi sarebbe nel 1915 diventata A diosa faceva parte del repertorio della banda musicale di Tempio ed eseguita nei concerti pubblici che si tenevano nella locale piazza Gallura.
In seguito si trasferì a Macomer, dove rimase fino al 1906, quando vinse l’incarico per direttore della banda musicale di Nuoro. Nella cittadina barbaricina, oltre che ricoprire la carica di direttore della banda “La Filarmonica”, il musicista insegnò anche presso le scuole Magistrali. Risale al periodo di residenza a Nuoro, l’amicizia che il musicista strinse con il poeta – avvocato Salvatore Sini, in collaborazione con il quale, nel 1915 compose la famosa canzone “A diosa”, che poi prese il nome di “Non potho reposare”. La collaborazione per la composizione di “A diosa”, fu frutto di un’intensa collaborazione e sintonia tra poeta e musicista, come è dimostrato dagli appunti riportati dallo stesso Sini nel suo diario:
Giuseppe Rachel, discendente da una stirpe di musicisti dove il culto della musica si trasmetteva di padre in figlio, visse quasi dimenticato a Nuoro dove morì nel 1937.
Le origini “parmensi” del M° Giuseppe Rachel, furono ricordate a Parma il 1 dicembre del 1990: nel corso di un concerto tenuto dal Coro Barbagia di Nuoro presso il Teatro Regio di Parma (il Teatro dove ebbe inizio l’intensa attività musicale del padre Giovanni e il nonno Pietro – 1° violoncello di corte), il coro interpretò Non potho reposare tra l’entusiasmo del pubblico locale che scoprì, inaspettatamente, le origini “parmensi” della più bella e famosa canzone d’amore che porta il nome della Sardegna in tutto il mondo.
Dal diario del poeta Salvatore Sini:
«Nuoro 26 novembre 1915. Venne il maestro Rachel che musicò “A diosa”, con certo Dore Luigi, che cantò la poesia con accompagnamento di chitarra e mandolino. Il motivo è indovinato e i versi furono cantati bene. Sentii stupore, dolore, gioia, terrore, quante cose…»
Michele Pintore
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